
Roberto Ghezzi
Arezzo, 5 maggio 2025 – Una lattina di birra usata come camera oscura per fermare nel tempo la bellezza dell’Annapaurna in Nepal, nella maestosa catena dell’Himalaya.
L’artista visivo Roberto Ghezzi, che ha portato sulle vette estreme il suo dialogo tra arte e natura per una ricerca durata due mesi, da ottobre a novembre del 2024 e culminata nel progetto “Gli occhi della montagna”, presenterà questa sua esperienza l’8 maggio alle 21 nella sede del Cai, Club Alpino Italiano di Arezzo, in via Fabio Filzi 28/2, appuntamento che rientra nei “Giovedì del Cai” aperti a tutti.
Alla serata interverrà in collegamento il professor Rodolfo Carosi, del dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Torino, che spiegherà l’orogenesi himalayana ovvero come si è formata nel tempo la gigantesca catena asiatica con le sue nove montagne che superano gli ottomila metri.
Ghezzi per circa trenta giorni ha realizzato solarigrafie (fotografie stenopeiche a lunga esposizione) utilizzando lattine di birra raccolte lungo il percorso per creare piccole camere oscure che, una volte inserite tra le rocce delle montagne, hanno catturato per molti giorni la luce del sole che ha impressionato le carte fotografiche.
Veri e propri occhi in grado di offrire una visione diversa del paesaggio e capaci di mutare la consueta prospettiva umana. Il paesaggio naturale è da sempre il campo di ricerca artistico di Roberto Ghezzi.
Negli ultimi anni l’artista cortonese, affascinato dagli ambienti naturali, cercando di restituirne le specificità ha creato le prime naturografie, opere letteralmente scritte dalla natura che l’artista lascia in terra o acqua finché i sedimenti impressi su tele, stoffe e altri materiali ne restituiscono l’identità.
Materiale che diventa arte ma prezioso anche per i ricercatori. Ghezzi ha legato il suo lavoro a studi sull’ecosistema e sulla biologia in parchi e riserve naturali di tutti i continenti come in Alaska, Islanda, Sud Africa, Tunisia, Norvegia, Patagonia, Croazia, Danimarca, Groenlandia, Svalbard, ma anche il Casentino e il Trasimeno. In Italia, infatti, ha realizzato numerosi progetti di ricerca in ogni regione e tipologia di ambiente, collaborando con i più importanti istituti di ricerca dal Cnr all’Arpa, dalle Università ad associazioni come Greenpeace, WWF e Legambiente realizzando installazioni e opere in ambienti estremi come i ghiacciai dell’Artico, i fiumi dell’Alaska, le torbiere della Patagonia, i deserti dell’Africa e ora le montagne dell’Himalaya, una montagna che per Ghezzi rappresenta un’entità misteriosa, immutabile e imperscrutabile, custode di una saggezza millenaria che si cela all’interno delle sue viscere.