
In mostra a San Francesco
In un anno che vede l’Italia al centro del mondo per quanto concerne il tema dell’alimentazione, essendo sede dell’Expo 2015 “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, Mosaico e Munus, le società concessionarie dei servizi museali alla Basilica di San Francesco – Affreschi di Piero della Francesca, al Museo di Casa Vasari e al Museo Archeologico Nazionale “Gaio Clinio Mecenate”, presentano, nei prestigiosi spazi espositivi della Basilica di San Francesco, la mostra LE BEVANDE COLONIALI. ARGENTI E SALOTTI DEL SETTECENTO ITALIANO. TE’, CAFFE’ E CIOCCOLATO, curata da Paolo Torriti dell’Università degli Studi di Siena. La mostra è organizzata con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per la Provincia di Arezzo, in collaborazione con il Comune di Arezzo e la Regione Toscana e patrocinata da EXPO Milano 2015. Dopo il successo della mostra L’Oro nei Secoli dalla Collezione Castellani (16 aprile – 2 novembre 2014), che ha totalizzato oltre 40 mila visitatori, l’esposizione, continuando le ricerche a largo raggio sull’oreficeria, di cui Arezzo è una capitale internazionale, accende i riflettori, attraverso un’importante selezione di argenti, dipinti, stampe e antichi erbari settecenteschi, sulla storia e sulla diffusione in Italia delle bevande coloniali: tè, caffè e cioccolato. Siamo qui con Paolo Torriti per fare il punto sulla mostra:
Sono passati quattro mesi dall'inaugurazione della mostra “Le bevande coloniali” Come sta andando? È soddisfatto? Ci ricorda quale è il senso di questa mostra abbastanza irrituale?
Le notizie che abbiamo ci dicono che la mostra va molto bene e i visitatori, sia aretini che turisti, sono soddisfatti dall'esposizione. Me lo aspettavo, perchè l'idea è decisamente originale. Io l'ho progettata per legare Arezzo con l'Expo milanese, il modo per legare Arezzo cioè il reparto orafo argentiero con l'Expo è stato il cibo e per legare arezzo al cibo ho pensato alle caffettiere, le cioccolatiere, le teiere, le zuccheriere. Infatti la principale sezione è rappresentata dagli espositori in argento delle bevande coloniali.
Ecco, che tipo di opere sono esposte?
Per quanto riguarda gli argenti, ci sono circa una quarantina di oggetti tra teiere e cioccolatiere. Le manifatture più importanti dell'argentetia italiana. Infatti in mostra è rappresentata la scuola dell'argenteria italiana del 700: Toscana, Sicilia, Sardegna, Emilia Romagna, città come Roma, Venezia, Napoli, Genova, Torino e Milano o Firenze, Siena e Lucca per la Toscana. Ovviamente gli oggetti sono contestualizzati.
Che si intente per contestualizzazione degli oggetti?
Abbiamo cercato di dare un senso alle opere, far capire da dove vengono, c'è una introduzione in mostra sulle tre bevande, una parte introduttiva su tè, caffè cioccolato: manoscritti, erbari, che parlano di questi nuovi prodotti che si affacciarono in Europa nel seicento settecento. L'arrivo di queste bevande creò una moda, una vera rivoluzione sociale, prodotti costosissimi alle quali si riservavano apparecchiature rare e preziose, nacquero così suppellettili in argento e porcellana, il settecento è stato secolo di argento e porcellana, per la mostra abbiamo focalizzato l'attenzione sull'argento per rispettare la vocazione produttiva locale.
Non deve essere facile mettere insieme così tanti reperti, come avete fatto e da dove li avete reperiti?
Il materiale proviene da collezioni private italiane, lo sforzo è stato di reperire argenti su tutto il territorio italiano: dalla Sicilia fino a Torino e Milano. Così anche per gli arredi che storicizzano e contestualizzano gli argenti, che però vengono anche da musei, per esempio i manoscritti e gli erbari vengono largamente dalla Biblioteca Nazionale di Firenze. Mosaico e Munus, che hanno promosso e organizzato la mostra hanno trovato tre importanti supporter e sponsor legati fortemente al caffè, tè e cioccolato, tutti e tre aretini: Corsini, Vestri e Aboca.
Ad Arezzo come è stato accolto l'arrivo da oltreoceano di queste bevande?
L'introduzione di queste bevande ha profondamente modificato i costumi della vita sociale del tempo. Inizialmente queste bevande erano considerate medicinali perchè erano cattive di sapore ed erano relegate nelle spezierie. La svolta fu quando fu introdotto lo zucchero e quando furono raffinate. per cui diventarono delle bevande vere e proprie. Uno dei più accaniti scrittori contro le bevande coloniali fu in un primo tempo il Redi nel “Bacco in Toscana” che le paragonò alle medicine cattive, per poi diventare uno dei più forti sostenitori dopo che le assaggiò raffinate e con lo zucchero. Si diffusero sempre più tra le famiglie altolocate e questa diffusione creò una impennata della produzione dei cointenitori e suppelettili in argento.
Avete presentato anche il catalogo?
Il catalogo rappresenta un lavoro molto rigoroso e scientifico, è composto da tree capitoli introduttivi: uno per le bevande, uno per i contenitori, uno parla della parte pittorica che rappresenta la cerimonia del te caffè e cioccolata, perchè diventò una cerimonia vera e propria prendere queste bevande. Dopodichè c'è il catalogo vero e proprio che rappresenta tutti gli oggetti: argenti, dipinti schedati e descritti.
La sua opera preferita?
Ci sono indubbiamente alcune caffettiere molto belle, romane e napoletane, ma l'oggetto che forse più interpreta questo mondo è la trembleuse che rappresenta la cermimonia della cioccolataia, una tazzina di porcellana chiamata chicchera alloggiata in un vassoio di argento tramite una ghiera, un supporto circolare che le assicura la assoluta stabilità. Questa trembleuse è raffigurata nella placca di porcellana dove si rappresenta il dipinto di Liotarde 1745 che raffigura la bella cioccolataia.
La mostra è aperta dal 28 di marzo, quanto tempo ci rimane per poterci gustare queste meraviglie?
La mostra resta aperta fino al 31 di ottobre tutti i giorni presso la Basilica di San Francesco.