"Poter fare un volo e riposare almeno una notte al tuo fianco e prendere qualche pedata di Annamaria dall’altro". Quanta tenerezza e nostalgia nelle parole che Guerrino Nati annota nel Diario "Figli bastardi dell’antica Roma", in cui racconta i suoi giorni tra il 1943 e il 1944. Un quotidiano familiare semplice e affettuoso, una dolce intimità, un desiderio di pace e serenità, vicinanza fisica alla sua famiglia. La sua Fly (così chiama Fedora, sua moglie) e la piccola Annamaria gli mancano sempre più in quei giorni confinato a Malta in attesa di rientrare in Italia. Guerrino Nati (fiorentino, classe 1910), durante la seconda guerra mondiale è un sottufficiale della Marina italiana di stanza a Taranto, ma all’annuncio dell’armistizio, le clausole prevedono la consegna delle navi italiane nei porti inglesi per impedire che i tedeschi se ne approprino. Così corrazzate e incrociatori prendono il largo in direzione di Malta: "Mentre la nave attraversa il Mediterraneo, il dibattito si accende sino alle 23 grandi ed eterne discussioni con P che è Tedescofilo per giuramento di guerra – è sardo fiero e fedele – l’altro Pa – invece piemontese patriota ma anti tedesco, uomini di grande amore patriottico ma per sentimenti, o meglio per temperamenti diversi raggiungono la stessa meta per vie opposte". Guerrino vive la resa dell’Italia con disillusione e amarezza, non esita a criticare aspramente quei commilitoni che, al contrario, gioiscono considerandola la fine della guerra e non una sconfitta e una vergogna nazionale. "Quando penso che fino ad un mese si combatteva per un Impero per vincere, ed ora dopo un mese, non solo lecchiamo i piedi ai nostri nemici ma combattiamo tra noi convinti tutte e due le parti di salvare l’Italia. È giusto di fronte ad un popolo con una firma di un’unica persona far la guerra o disfarla?". Soprattutto, percepisce che la speranza che gli alleati riescano a liberare rapidamente l’Italia è ingenua e pericolosa: "Noi abbiamo sbagliato la guerra tradita durante la sua durata e fatta male la pace; non solo abbiamo tradito l’alleato di ieri e macchiato di infamia il nostro onore, ma siamo arrivati alla guerra fratricida". Guerrino dimostra una consapevolezza acuta delle complesse dinamiche del conflitto e del prezzo che esso esigerà dai cittadini: "Il Com.te in II ha detto che gli Inglesi per non arrischiare truppe spianano i villaggi con l’aviazione e l’artiglieria come volevasi dimostrare che gli stranieri in Italia fanno e faranno il loro comodo. Si stanno ricredendo anche quei coglioni di creduloni che immaginavano gli Anglo Americani dolci e soavi come ragazze quindicenni e che venivano a salvarci dal giogo germanico (...) dell’Italia dopo la distruzione dei Liberator non ci sarà nulla in piedi perchè l’altra distruzione, la farà la guerra man mano che marcia verso il Nord (...) Ma la via Crucis non è finita altri guai e direi tormenti ci aspettano e chissà se in un lontano giorno ce la farò a riabbracciarti e a farmi portare da Annamaria la valigia a casa". Un desiderio che si avvera nell’estate del ’44 quando, dopo mesi di esilio a Malta, i militari italiani possono rientrare e Guerrino può finalmente riabbracciare la sua famiglia a Firenze, prima del passaggio del fronte.
Cronaca"Vorrei riposare una notte con te". Guerrino, vita da confinato a Malta. L’armistizio apre le porte a un incubo