Traffico di droga: prima stangata sulla Nigerian Connection

Nel rito abbreviato aggravate le pene rispetto alle richieste del pubblico ministero. Secondo le accuse, i nigeriani gestivano un traffico da 4 mila dosi in pochi mesi

I carabinieri nei controlli sullo spaccio

I carabinieri nei controlli sullo spaccio

Arezzo, 19 aprile 2019 - Si è chiusa ieri davanti davanti al Gip Fabio Lombardo la prima fase giudiziaria della cosiddetta Nigerian Connection: tredici gli imputati, frutto dell’operazione dei carabinieri che nell’ottobre scorso portò all’arresto di nove cittadini di nazionalità nigeriana e alla denuncia di altri quattro, di cui uno italiano. Il giudice, in rito abbreviato, ha usato mano pesante nei confronti degli indagati, aumentando considerevolmente per alcuni di loro la pena che era stata richiesta dal pubblico ministero Chiara Pistolesi. La pm, nell’udienza del 22 marzo scorso, aveva infatti chiesto per gli imputati principali pene tra i cinque i quattro anni.

Nei confronti di Victo Oshedine, considerato il personaggio a capo del traffico, la condanna chiesta dal pm era stata di 4 anni e 4 mesi, con la concessione delle attenuanti generiche in considerazione dell’interrogatorio rilasciato in carcere, dietro la regìa del suo avvocato difensore Alessandro Mori.

Il giudice invece è andato ben oltre, infliggendo a Oshedine una pena di 5 anni e 4 mesi. Leggermente inferior la condanna per due altri imputati, 5 anni di carcere. Si scende poi a un verdetto di 3 anni e 4 mesi per altri imputatio mentre le posizioni più defilate, due in particolare, sono state liquidate con una mini-condanna a quattro mesi. Mori difendeva in aula sei imputati compreso Oshedine, gli altri si avvalevano dell’assistenza legale di Fiorella Bennati, Mazzi e Bigoni.

Secondo le accuse, i nigeriani gestivano un traffico da 4 mila dosi spacciate in pochi mesi. A effettuare l’operazione era stato il nucleo investigativo dei carabinieri, coordinato dal Pm Chiara Pistolesi: nove appunto gli arrestati, uno dei quali catturato all’indomani del blitz in via Vittorio Veneto. Quattro gli indagati nell’ambito della stessa inchiesta.

Tutti i nigeriani erano in Italia da meno di due anni, qualcuno ancora inserito nel circuito dell’ospitalità, altri già transitati nell’ombra della semiclandestinità, ma comunque capaci di imparare subito la dura legge della strada, togliendo a tunisini e marocchini il controllo di alcune zone della città e anzi ritagliandosi autonomi canali di approvvigionamento. Per tutti sta è scattata l’ora del verdetto.