LUCIA
Cronaca

Quel gruppo di famiglia in un tombolo. La missione delle regine del merletto

Ereditano un’arte antica e la trasmettono nel tempo: ore di lavoro fianco a fianco, la scuola, i concorsi, tra i segreti che passano di mano

Quel gruppo di famiglia in un tombolo. La missione delle regine del merletto

Quel gruppo di famiglia in un tombolo. La missione delle regine del merletto

Bigozzi

era una volta... un pezzo di legno? No, qualche centimetro di lino, lontano mille miglia dal burattino di Collodi se non fosse che a tutte e due manca solo la voce. Eppure, ce l’hanno. Perchè Pinocchio corre per il mondo da quando lo hanno inventato e il tombolo racchiude e restituisce la vita di chi lo realizza. "Ogni giorno veniamo qui, in questa bottega tra le mura di Anghiari e insieme da un filo di lino realizziamo i nostri disegni". In punta di fusello. Una manciata di fuselli, rotondi e non acuminati come quelli che in un’altra favola, pungono la principessa e la precipitano nel sonno. Sono appoggiati su un cuscino che loro chiamano "pagnotta".

Trattengono per un attimo il respiro e cominciano a rotearli. Due movimenti soli, l’incrocio e la girata. E tre punti: il mezzo punto, il punto tela e il punto intero. È la base di un’arte che affonda le radici nei secoli e trova ad Anghiari una delle sue miniere. "Ma ognuna di noi in casa ha pochissimi pezzi: quello che realizziamo lo regaliamo".

Siamo tra quelle mura di Anghiari. Elena, Carla, Silvana. Lavorano fianco a fianco, nei pomeriggi rubati alle famiglie e regalati a una comunità che attraverso la loro opera conserva se stessa. Nei giorni della mostra dell’artigianato lavorano davanti a chi arriva, incantato nel vederle "danzare" con i fuselli. E soprattutto nel vedere come i loro movimenti siano sufficienti a far avanzare disegni incredibili. Uno di questi ha fatto il giro del mondo: tulipani, realizzati per una mostra internazionale nella quale conquistarono il secondo posto. "Ne fate uno anche a noi?”: guardano la turista un pò interdette, come andare da Tiffany a chiedere un diamante ricordo. Ma sono abituate, perchè quella che portano avanti, tenacemente, è un’arte che rischia di passare inosservata. Ore e ore di lavoro, procedendo di pochi centimetri al giorno. Non vendono quasi niente. "Dovremmo mettere dei prezzi talmente alti da essere fuori mercato". Eppure non c’è giorno che non si trovino in quella bottega diventata una scuola. "Sono rimasta vedova - racconta Silvana - e ho ripreso l’attrezzatura da mia suocera". Un filo, come quello di lino che cresce sotto le sue mani e attraversa il tempo e lo spazio. Con i tulipani arrivarono seconde dietro una merlettaia australiana. Riprendendo il filo, letteralmente, che arriva dalla laguna veneta: lì tra i colpi cadenzati di remo sull’acqua che ricuciono San Marco a Burano, dove l’arte era nata nel 1300.

Alla radice, come in una favola di Collodi, c’è la leggenda del tombolo. "Tieni questa alga e mantienila viva: se lo sarà al mio ritorno, ti sposo". Il principe parte per otto mesi, l’alga sopravvive, non come era ma ripresa nella sua trama dal filo di lino. "Ecco la tua alga" ed ecco il premio, il matrimonio promesso.

Alghe che nella bottega dei miracoli fanno bella mostra di sé insieme a trine raffinatissime, nuvole di punti e mezzi punti che disegnano centrini, parure, abat jour. Il cuscino con i fuselli al centro: ogni merlettaia ha il suo e al filo di lino lega l’impegno a tramandare l’arte. Come con Matilde che ha poco più di 20 anni e vuole imparare: il suo cuscino è lì, in mezzo ai loro. Se la coccolano con tenerezza, Matilde è la loro mascotte o meglio, il segreto dell’eternità, l’arte che supera il tempo. Uguale ma profondamente diversa da quella tramandata in altre zone di Italia. In Alto Adige, a Predoi dove i gioielli di lino sono appuntati alle finestre: chi passa bussa al vetro, gli aprono, chiede il prezzo o in Abruzzo. Due anni fa realizzarono presepi per un altro concorso internazionale, salendo sul podio come sempre. Mentre lavorano nella bottega di Anghiari parlano, senza perdere la concentrazione. Perché i Geppetti del tombolo non sono solitari e quell’arte diventa un gioco di squadra moltiplicata nelle immagini che troneggiano negli album o sulle pareti: loro che lavorano, loro che espongono i pezzi, loro nei momenti di ritrovo, loro con il sindaco. Nel mondo 60 Paesi coltivano la stessa passione, dall’Australia al grande nord. Qui la traccia è il lino, è la terra della tessitura e non avrebbero potuto scegliere altro filo per creare opere d’arte. Il disegno è la chiave di tutto e la loro forza - perchè in una squadra si riconoscono i meriti di tutti - è appesa a chi scrive la "sceneggiatura". I disegni li appuntano con gli spilli sul cuscino e seguono la trama, roteando i fuselli. Non bagnano l’alga per tenerla viva, come nella leggenda la fidanzata veneziana in attesa del moroso, ma conquistano centimetri di lino fino al completamento del capolavoro. "Una psicoterapeuta torinese è venuta qui a imparare e ora vuole inserire questo stile nella sua terapia" dicono con orgoglio. Meglio di una pasticca, perchè chi rischia di perdere se stesso qui si ritrova lavorando con gli altri. "Per fare un centrino ci vogliono venti giorni". Venti giorni no stop, dalle 6 come minatori in una grotta di lino, senza esplosivi ma con manciate di fuselli. Un’arte che con l’industrializzazione rischiava di sparire ma che hanno recuperato lavorando e aprendo la scuola di Anghiari. "Ho imparato a quasi 80 anni, non ho ancora smesso". Piccoli racconti di vita quotidiana che diventano leggenda nella bottega del merletto. Come quella della principessa appesa alla sua alga nel nome di un amore più forte del tempo, difeso un centimetro alla volta. Girando tra le dita i fuselli di legno, proprio come il Pinocchio di Geppetto.