ALBERTO PIERINI
Cronaca

Sulle vie dell’artigianato Dal tombolo all’oro La riscoperta dei tesori tra le botteghe antiche

I ricami disegnati con i fuselli, l’arte dell’intarsio, i lavori con la ceramica. E il mondo dei tessuti, ritagliato sul "set" di una volta, tra arcolai e pietra. Ogni tappa è una sorpresa, fino alla rilegatura a mano e alla gioielleria.

Sulle vie dell’artigianato Dal tombolo all’oro La riscoperta dei tesori tra le botteghe antiche

di Alberto Pierini

Lavorano il tombolo con il cuscino spianato davanti, sul quale appoggiano i fuselli. E li fanno roteare, con la destrezza antica trasmessa dalle generazioni. Uguale ma diverso da quello di tutta Italia: perché dappertutto il cuscino è cilindrico, una sorta di rullo che lega le altre regioni, dal Trentino all’Abruzzo. Meno Anghiari, che mantiene gelosamente la sua tradizione. E alla mostra dell’artigianato non mancano mai le testimoni di quella storia. Le trovi a lavorare nelle botteghe, alle prese con il filato di lino che trasformano in un ricamo unico al mondo. E’ l’artigianato bellezza: e c’è chi combatte con le unghie, con i denti e con i fuselli per salvarlo.

E’ una delle mille porte ad una mostra lontana mille miglia da un centro commerciale. Somiglia più ad una diga, costruita per fermare il tempo. Nel tombolo o nel merletto: ma non solo.

Perché nelle botteghe del legno eccoti alle prese con gli scalpelli e la creazione dal nulla di oggetti unici. Un’arte che da queste parti è diventata quella del restauro del mobile antico, della tarsia, della delicatezza di operazioni come la laccatura e doratura. E confluisce perfino nella liuteria, lì dove il legno non solo parla (come chiedeva Michelangelo al suo Mosè) ma suona addirittura. Una disciplina rigorosa, grazie alla scuola insegnata ai ragazzi.

In una camminata nel tempo e tra le botteghe spalancate di una mostra imperdibile. Come quelle della ceramica, rigorosamente dipinta a mano, della terracotta, del ferro battuto. Ogni bottega fa storia a sè: ed è irripetibile quella disegnata nella collaterale "I Mestieri dell’Arte fra Tevere ed Arno". Il filo rosso che arriva dalla storia quotidiana, quella di chi da sempre lavora in questo settore, e raccolta come in un libro nello spazio di poche centinaia di metri.

E che dire della gioielleria? E’ una provincia che ne è ricca, che anzi grazie al capoluogo ne ha fatto un motore dell’economia. Ma a volte capita di arrivare ad Arezzo e di non trovare la ribalta, anche commerciale, del settore di punta. Alla mostra di Anghiari il carosello di argenteria, oreficeria e pietre dure ti si srotola davanti, come le sacre scritture in un tempio, il tempio semplice di una bottega.

In una storia che è scritta anche sui tessuti. E’ uno dei grandi volani dell’economia anghiarese: le tende, le stoffe, le trine con il marchio del paese parlano da sole. Le trovi sempre, grazie ad aziende che ne hanno disegnato l’escalation. Ma in mostra ritrovano il loro set naturale: l’arcolaio, la pietra, gli utensili di legno. Senza ingranare la retromarcia ma restituendo ai visitatori il sapore delle origini.

Così come peschi i laboratori di sartoria e perfino quelli di scarpe: fatte a mano, le uniche che contemplino le mezze misure, l’eccezione o perfino la provocazione davanti alle produzioni in serie. E ancora scialli, coltelli diversi l’uno dall’altro, quadri naif, accessori in pelle, oggetti di alabastro. O la rilegatura fatta a mano dei libri. I libri di un racconto infinito, che parte dalla notte dei tempi e sfocia tra le luci e le botteghe di Anghiari.