
Don Adriano Ralli durante l'acqua santa
Arezzo, 4 aprile 2020 - «Nel nome del padre...»: è l’inizio della Messa, oltre alla prima cosa che spesso imparano i bambini da piccoli. Messe proibite fino al termine dell’emergenza: ma che a Castiglion Fibocchi ti inseguono tra le case e sui tetti. Ti inseguono con il vocione rotondo di don Adriano Ralli: lui, il parroco dell’Ape. Non ha finito le sue scorte di acqua di Lourdes, ne ha ancora un bel po’..E intende dargli fondo.
E insieme fare della Messa in solitaria un evento amplificato in tutto il paese. Come? Semplice. Da ieri ha messo le palme all’ingresso del supermercato e dell’altro negozio alimentare. «Benedette, già benedette» assicura: e non lo dubiti, ricordando le sue scorte «sacre». Palme che non possono essere distribuite, è la linea della Cei e della lettera che il Vescovo ha mandato ai suoi parroci. Lui le infila nelle cassette, in modo che chi vuole le prenda.
Con giudizio, «una fraschina per famiglia è sufficiente» precisa in un volantino. Ma «se verranno a mancare, lunedì ne porterò delle altre». Gli olivi hanno mille risorse e la sua tanica di acqua santa pure. Finisce qui ? Calma. Perché meticoloso vuole garantire anche le uova benedette, quelle della colazione di Pasqua. «Giovedì, venerdì’ e sabato santo portatele nei due negozi alimentari»: ancora loro, sospesi tra la spesa del giorno e quella sacra.
«Nella tarda mattinata passerò a benedirle, le ritirerete quando volete». Il miracolo di don Adriano: un settore del supermercato si trasforma in un sorta di scaffale sacro, destinato alle benedizioni. E così le massaie le bolliranno come al solito, le confezioneranno con tovaglioli bianchi e nastri colorati per poi andarle a riprendere dopo il passaggio di don Adriano e del suo scatenato aspersorio. E a Pasqua? Ecco il colpo di teatro.
Rispetta fedelmente le indicazioni del Vescovo: in chiesa al massimo cinque, lui, il sacrestano, l’organista, il lettore e magari chi fa le riprese via Facebook. Ma collegherà il microfono all’amplificatore e irradierà tutta la Messa dalla cima della torre campanaria. E così domani per le Palme, alle 11, il giovedì santo alle 16, il venerdì alle 15, il sabato santo alle 18 e soprattutto alle 11 di Pasqua. Stile don Camillo, quando dall’alto arrotava la voce e sovrastava le feste laiche di sotto: a tutto volume.
Fino alle orecchie di chi alla Messa non sarebbe andato perché, legittimamente, non ci crede. Tutti insieme, in una navata grande come il paese: ma a distanza di sicurezza. Intanto dalla Diocesi arrivano le indicazioni operative per la chiesa aretina. E gli orari. Perché le parrocchie sono invitate a celebrare tutti i riti della Settimana Santa ma a piccolissimi gruppi. Ma senza accavallarsi ai riti della Cattedrale e del Vescovo.
Domani le Palme alle 18, giovedì la messa della lavanda dei piedi (ma senza apostoli) alle 21, l’azione liturgica (non Messa, fino a Pasqua non se ne parla) del Venerdì santo alle 18, la veglia pasquale alle 22 e la domenica di Pasqua alle 10.30. «La veglia pasquale si faccia in ogni parrocchia e non altrove, conventi o comunità. La chiesa concentra le sue forze nella rete delle sue parrocchie.
Vista l’ora della Cattedrale resta libera la mezzanotte, il momento sacro più atteso dell’anno. Alla quale sciogliere le campane: anche e l’indicazione comune è quella di farlo a mezzogiorno, in contemporanea con tutte le chiese d’Italia. L’annuncio infinito che la Messa non è finita, se non altro perché non è mai cominciata davvero: amplificato dal megafono di don Adriano.