LISA CIARDI
Cronaca

Stipendi in ritardo e Rsa mute al telefono "Sistema Agorà", tutte le crepe dell’impero

Parlano i dipendenti e i sindacalisti protagonisti, di Arezzo e anche di fuori. "Mi devono ancora migliaia di euro, chissà se li rivedrò mai"

di Lisa Ciardi

Non c’è solo il fronte giudiziario nel caso Agorà, il sistema di cooperative cui viene contestata un’evasione fiscale da 25 milioni, con tre arresti e sei indagati, praticamente il vertice dell’Impero che ora rischia il crollo. C’è anche quello sociale ed è altrettanto preoccupante, con 800o dipendenti e centinaia di ricoverati, ad Arezzo e fuori di Arezzo, che adesso vivono il momento di massima incertezza: conserveranno il lavoro o il posto letto, si vedranno pagato quello stipendio che già era spesso un problema, quali interlocutori hanno adesso che i vertici sono praticamente fuori?

Una paura che serpeggia qui, dove ieri sono intervenuti i capi della Cgil, Alessandro Mugnai, segretario generale, e GianMarioa Acciai, segretario della Funzione Pubblica, per chiedere di avere una controparte, ma anche negli altri luoghi delle coop, come Prato. "Le battaglie sindacali in Agorà e nelle altre cooperative in cui si è trasformata sono iniziate subito, otto anni fa, quando questa realtà passò da svolgere un piccolo servizio domiciliare a gestire una Rsa".

A raccontare anni di lotte per chiedere che ai lavoratori venissero corrisposti stipendi e Tfr è Sandro Malucchi, segretario generale funzione pubblica della Cgil Prato. Ora che sono scattate tre ordinanze di custodia cautelare per presunte irregolarità fiscali nella gestione di Rsa (26 milioni di euro non sarebbero stati corrisposti all’erario) e sono state denunciate dieci persone coinvolte nella gestione di Reses, ex Agora Italia, sono in molti a evidenziare problemi e anomalie. Ma a Prato le battaglie erano iniziare anni fa. "Appena passata alla nuova gestione – spiega Malucchi – la Rsa di Cicignano, a Montemurlo, ha avuto difficoltà. Prima ci sono stati ritardi di giorni nei pagamenti degli stipendi, poi rinvii di mesi. Inoltre, la cooperativa ha iniziato a cambiare nome, rendendo complesso per i dipendenti far valere i loro diritti. Abbiamo provato a parlare con la proprietà, ovvero Estar e l’Ausl Toscana Centro, sollecitando provvedimenti, ma la delibera 995 del 2016 non permette di sciogliere il contratto con chi ha vinto un appalto per il mancato pagamento dei lavoratori". E nel 2018, secondo i sindacati, i problemi sono peggiorati.

"A un certo punto la Rsa è diventata irraggiungibile a telefono – spiega –. Abbiamo chiamato la Ausl che ha provveduto a riattivare la linea, ma è stato un altro segnale allarmante. In parallelo la coop ha iniziato a usare una finanziaria come intermediaria nei pagamenti e questo ha complicato, per noi, l’uso dei decreti ingiuntivi. È stato quindi creato un tavolo con Comune e Regione e siamo riusciti a far riavere a tanti lavoratori parte del dovuto, mentre altri stanno ancora aspettando".

Fra loro c’è Marcella Rende, che nel 2018 ha lavorato nella Rsa di Paperino gestita al tempo dalla stessa cooperativa. "Per alcuni anni avevo smesso di lavorare – racconta – e quando, a 55 anni, dopo la morte dei miei genitori, ho deciso di ricominciare e ho mandato un po’ di curricula a giro, sono rimasta stupita dall’immediata risposta della cooperativa. Mi hanno assunto subito come Oss, a tempo indeterminato: un sogno". Ma i problemi sono iniziati presto. "Dopo alcuni mesi di pagamenti regolari – spiega – hanno cominciato a far slittare le scadenze. Gli stipendi sono arrivati con tempi sempre più dilatati e gli arretrati hanno iniziato ad aumentare. Tanti colleghi vivevano in un clima di enorme difficoltà: fra chi non riusciva a pagare il mutuo, chi restava indietro con l’affitto, proteste e malumori continui. Alla fine, a maggio 2018, mi sono licenziata per giusta caus. Devo ancora avere 7-8mila euro per il lavoro a Paperino e chissà se li vedrò".

Situazione simile quella di Camelia, assistente di base che ha lavorato fra Firenze e Prato. "Dopo anni di lotte – spiega – sono riuscita ad avere quasi tutti i 6mila euro che mi dovevano. Manca ancora la quota sociale ma sono fortunata: altri colleghi si sono rovinati e devono ancora oggi avere molti soldi".