Scuole, appello a ridurre i consumi Itis e Colonna: caccia a nuovi spazi

A gennaio via al cantiere per il Galilei ma per ora su due piani. Strutture provvisorie per liberare il Pionta. Il Liceo si estenderà in via del Saracino. Provincia: il nodo dei rientri pomeridiani, il sogno del sabato libero

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di Alberto Pierini

AREZZO

Non c’è più lo scheletro che per anni si affacciava dalla finestra dell’ex chimico, lungo via Pier della Francesca. Ma la finestra c’è ancora: e la palazzina resta la stessa. Lì c’è il progetto da anni di completare l’Itis, lo "scuolone" del Galilei. Un progetto per il quale fa un gran tifo la Asl: perché a quel punto si vedrebbe restituita la palazzina del Pionta, da anni "prestata" all’istituto e sulla quale ha fior di progetti. Ma i tempi non sono immediati, se non sull’inizio dei lavori. "Il cantiere aprirà all’inizio del 2023" annuncia con un sospiro di sollievo Angiolino Piomboni, che affianca la presidente della Provincia Silvia Chiassai anche sull’edilizia scolastica. Bingo.

Anche se a metà. Primo perché i tempi di realizzazione vanno dai due ai tre anni, e questo era inevitabile. Secondo perché i prezzi delle materie prime sono decollati e ne sa qualcosa il Comune sul caso di via Fiorentina. Quindi? "Abbiamo deciso di partire con il lotto dei primi due piani, cercando intanto le risorse per il terzo". Il progetto resta quello ma modulare. Una linea per non rimanere in mezzo al guado per anni. Ma con i primi due piani il Pionta potrebbe già essere liberato? "Sì, ma viste le legittime istanze della Asl vorremmo fare ancora prima".

E ancora prima impone una sola soluzione: rimediare altri spazi provvisori. Un’altra succursale, un’altra palazzina. Un’impresa di certo non facilissima: qui si tratta di trovare accoglienza a centinaia di ragazzi, quelli che ogni mattina puntano la zona sanitaria intorno al San Donato. Così anche l’Itis si iscrive allo sport più gettonato delle superiori: la caccia agli spazi.

Tanto per dirne una il Classico ogni anno si fa sotto per avere le aule che mancano. "Siamo sempre costretti a sacrificare i laboratori e ci piacerebbe valorizzarli" spiega sempre la preside Mariella Ristori. Per ora dovrà continuare a fare di necessità virtù. "In questa fase non sono previsti ampliamenti per il Petrarca" conferma Piomboni asciutto.

Chi sta peggio storicamente è il Colonna. Il liceo nella sede centrale ha occupato anche corridoi e mezzanini. E gli attuali spazi non bastano più. "Stiamo provando ad acquisire degli ambienti in via del Saracino" promette Piomboni. Ambienti che in passato erano stati bocciati dalla scuola ma davanti alla fame anche un panino fa gola. Il problema è ritagliare soluzioni di medio respiro o anche lungo. E queste sono appese solo al fatto che prenda corpo il nuovo polo dei licei: il terreno c’è a ridosso del parcheggio Mecenate. Ove dovesse andare in porto, in un colpo solo il Redi avrebbe il suo spazio di vocazione e potrebbe lasciare l’attuale sede di via Leoni, opportunamente ristrutturata, proprio al Colonna, che a quel punto non dovrebbe più fare i conti con il metro.

Ma come spieghiamo sotto il progetto c’è ma in stand by. La Provincia aspetta il contraccolpo dei rincari, energia in testa. E le bollette delle superiori arrivano tutte a lei.

Nell’attesa è partito l’appello ai presidi a ridurre i consumi. "Ad esempio – spiega Piomboni – le società sportive che di pomeriggio usano palestre o ambienti scolastici dovranno partecipare alle spese". Sui rientri pomeridiani l’ente non mette bocca. E’ chiaro che staccare i riscaldamenti più possibile è l’unica ricetta efficace. "Ma non possiamo entrare su scelte che sono didattiche".

Una mossa sarà quella degli interventi tecnici. Perché se di pomeriggio funziona un’aula e per scaldarla devi accendere tutta la scuola addio. Ma la separazione degli impianti ne impone l’adeguamento. Il sogno? Almeno per la Sala dei Grandi sarebbe quella del sabato libero. "Staccare tutto nel fine settimana comporterebbe un risparmio importante" conferma Piomboni. Ma chi ha già la settimana di lezioni su cinque giorni la manterrà, gli altri per ora non la adotteranno. E comunque chi l’ha scelta spesso ha anche più rientri pomeridiani: e il gas risparmiato da una parte rischierebbe di essere succhiato dall’altra. Chi non si farebbe tanti problemi anche con i termosifoni spenti sarebbe il vecchio scheletro del chimico: tanto peggio di così non starebbe sicuro.