Scuola, un ragazzo su 5 non arriva al diploma: la dispersione supera il 22%

Il dato di Tuttoscuola fotografa la situazione delle superiori confrontando gli iscritti di 5 anni fa con quelli dell'ultima maturità. Tra le cause le bocciature. E qui meglio che in Toscana

Due studentesse dvanti ai quadri (foto d’archivio)

Due studentesse dvanti ai quadri (foto d’archivio)

Arezzo, 18 settembre 2018 - Lo diceva don Milani: «La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde». Con questa citazione inizia il dossier di Tuttoscuola sull’istruzione in Italia. Oggi quel problema rimane ed impatta sulla vita di tutti. E ad Arezzo le cose come vanno? Una settimana fa Tuttoscuola ha divulgato un’importante ricerca sulla dispersione scolastica: la differenza tra il numero degli iscritti nel 2013 con gli stessi arrivati al diploma nelle scuole superiori cinque anni dopo. Il centro studi ha messo a disposizione de La Nazione il dato delle città toscane, ne emerge che ad Arezzo negli ultimi cinque anni il tasso di dispersione è del 22,45%.

Dei 3697 iscritti alle scuole superiori di 5 anni fa, sono arrivati al traguardo in 2867. Un dato appena sotto la media nazionale del 24,74% e sotto anche a quella toscana del 28,08%. Ci sono tante cttà che stanno meglio e molte che stanno peggio. Ma il problema è grave e presente. La dispersione è ormai un fatto acclarato, ma non è semplice stimarne la grandezza.

Intanto è bene chiarire che esiste una differenza sostanziale tra l’abbandono e la dispersione. Il primo dato si compone solamente attraverso la rilevazione di un atto formale. Il secondo, molto più ampio, si può evincere facendo la differenza tra chi parte e chi arriva alla conclusione del percorso scolastico (la dispersione si ottiene sommando abbandoni, non frequenze e ripetenze). Si tratta di un dato che coinvolge tutti: il non raggiungimento del diploma implica dispersione di importanti risorse investite per la formazione dei ragazzi. Chi non raggiunge il diploma avrà una probabilità doppia di rimanere senza lavoro rispetto a chi centra l’obiettivo.

Tra chi si perde c’è chi entra nell’universo dei «neet» ovvero di coloro che sono fuori da qualsiasi percorso formativo e non sono in cerca di una occupazione. Il problema è centrale anche per l’Europa che ha individuato la diminuzione dell’abbandono come uno di 5 benchmark da raggiungere nell’istruzione. Manca un serio monitoraggio dei dati, basti pensare che come spiega TuttoScuola non esiste ancora «un’anagrafe integrata tra sistema dell’istruzione e sistema formativo regionale».

Se non si conoscono bene i numeri sarà più complesso individuare le soluzioni. Secondo il dato riportato nel dossier (fonte Education at a Glance-Ocse), lo Stato investe nella secondaria per ogni studente 6914 euro. Tra le cause principali della dispersione c’è la bocciatura. Molti esperti ritengono che a fronte di ciò sia necessario valorizzare le attitudini e i talenti degli studenti.

Si tratta di strategie già utilizzate da sistemi scolastici che nel mondo risultano essere all’avanguardia e dove si disegnano piani di studio personalizzati. L’impatto tra grado di istruzione, tasso di disoccupazione e differenziali retributivi chiarisce la portata del fenomeno. Queste connessioni influiscono fortemente nei costi economici, sociali e negli stimoli alla coesione sociale oltre a incidere sulle esistenze di decine di migliaia di ragazzi e ragazze.