SALVATORE MANNINO
Cronaca

Scrittori eclettici, con l’alter ego incorporato

Si va da Barbero, storici e premio Strega al poeta Catalano, che faceva il musicista, passando per Angelo Ferracuti e la D’Aloja

di Salvatore Mannino

Scrittori italiani? No, eclettici nazionali. Perchè nessuno di quanti fra loro partecipano quest’anno al festival è un letterato puro. Tutti, anzi, hanno un alter ego, un volto più o meno nascosto dietro il quale sta l’altra metà di loro. Prendiamo il più noto, Alessandro Barbero, che al Moby Dick approda domani (alle 22,30) per parlare della "Crisi del trecento. Angoscia e creatività", cronaca di un secolo stretto fra la grande strage della Peste Nera che decimò la popolazione mondiale, altro che Covid, e una vivacità politico-culturale-economica che già prelude al Rinascimento.

Bene, tutti lo conoscono come uno storico (insegna storia medioevale all’università del Piemonte Orientale) tra i più versatili, capace di passare dal suo prediletto Medioevo alle grande battaglie dell’altra sua specializzazione, la storia militare). Ma lui, notissimo divulgatore anche in Tv, è pure un romanziere autore di quel "Bella vita e guerre altrui di Mister Pyle, gentiluomo", che nel 1996 conquistò il premio Strega. E non c’è altro storico che sia riuscito in questa impresa: studioso e scrittore di successo. La sua ultima fatica è un "Dante", edito da Laterza, filone storico ma magari uno che frequenta la letteratura capisce meglio anche il Sommo Poeta.

Un eclettico, appunto, ma non il solo. C’è anche il caso del poeta, Guido Catalano, che il festival lo chiuderà domenica (21,30) al grido di "E adesso basta poesie d’amore e diamoci dentro". Uno slogan che è tutto un programma per uno dalla carriera scolastica irregolare prima di iscriversi a Lettere nella sua Torino, frontman di una banda di rock demenziale prima di scoprire che i testi delle canzoni erano autentici versi poetici. Un altro versatile, recente passato anche al romanzo, al solito dal titolo un po’ provocatorio: "D’amore si muore ma io no".

Altro esempio di mobilità fra i generi letterari è Angelo Ferracuti, che al Moby Dick arriva da intervistatore (domenica alle 12) di Wojciech Tochman, polacco, un altro Ryszard Kapuchinsky, per dire di uno dei grandi reporter del ’900.

Per non dimenticare la storia di Francesca D’Aloja, (sabato, 10,30) per la quale è ineludibile la domanda: scrittrice pure lei o attrice? Di cinema, certo, ne ha fatto tanto, ma non si può dire che le sia mancata una vena letteraria: cinque romanzi tra i quali "Corpi speciali", uscito proprio nel 2020. Al suo attivo pure un reportage, "Otto giorni in Niger", scritto a quattro mani con lo Strega Edoardo Albinatl. Last but not least, un altro candidato allo Strerga, Alessandro Perissinotto (sabato alle 22), pure lui scrittore sì ma anche saggista e persino calciatore, nella nazionale scrittori Osvaldo Soriano.