Scorie sospette, braccio di ferro Tca-procura

Sequestro di alcune parti dell’azienda e 10 indagati. Scarti da cui estrarre oro o rifiuti tossici? La ricostruzione del blitz, la linea dell’azienda

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Dalle scorie non nascono i fiori ma l’oro: oro strappato ai rifiuti, secondo una formula che ha fatto della Tca un gigante dell’industria aretina e che ora scatena un braccio di ferro. Da un lato l’azienda, dall’altro carabinieri forestali e procura, con l’Arpat a sostegno: scarti dai quali è ancora possibile ricavare oro appunto e altri metalli preziosi o rifiuti allo stato finale, perdipiù pericolosi e cancerogeni? È la domanda dalla quale nasce il blitz che ha portato al sequestro preventivo, senza interruzione del processo produttivo, di alcune porzioni dell’impianto di Castelluccio e dal quale dipende in parte il futuro dell’azienda, il terzo gigante dell’affinazione orafa, un miliardo e 200 milioni di fatturato 2021.

I sigilli sono della sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri della procura, il decreto, il secondo in due anni, è firmato dal Pm Laura Taddei, già convalidato dal Gip Giulia Soldini, la stessa che appena tre mesi fa si era pronunciata in favore della Tca. Un intrico di carte insomma. Dieci indagati, tra cui alcuni esponenti del vertice dell’azienda e alcune figure guida dei settori coinvolti per lo stoccaggio delle scorie e le incongruenze emerse dai controlli rispetto alle autorizzazioni della Regione.

Una storia che parte da quell’agosto 2020 che aveva portato a un nuovo corso nell’azienda, prima mossa una linea diversa proprio sul fronte delle lavorazioni e della loro compatibilità ambientale. A cominciare da una nuova fonderia dismettendo la vecchia. L’ok della Regione arriva sette mesi dopo, nel maggio del 2021.

Uno dei nodi emersi ora è proprio quello di una tubatura della vecchia fonderia, collegata con la nuova. Secondo l’azienda era regolarmente chiusa: e i controlli lo hanno riscontrato. Ma per chi ha eseguito quei controlli era potenzialmente ancora attivabile in pochi minuti. Anzi, secondo gli inquirenti, ci sarebbero indizi che in alcuni casi la vecchia fonderia abbia continuato a lavorare. Cosa che la Tca nega. Altra contestazione: aver ampliato le lavorazioni oltre il perimetro dell’azienda, magazzini che Tca potrebbe aver realizzato per aumentare la capacità di stoccaggio delle materie prime (farine fossili, boro e altro), diventate più difficili da reperire, specie dopo lo scoppio della guerra.

Il rischio, si lascia intendere, è un blocco del ciclo produttivo. Dal fronte degli inquirenti, però, emerge che quei capannoni coprirebbero particelle catastali fuori dalle carte autorizzate dalla Regione. Problema di superfici ma anche di sicurezza, assicurazioni e simili sulle aree produttive o di pertinenza della ditta. C’è poi il capitolo del cosiddetto “cumulone”, circa mille metri cubi di scorie, pari a 2800 tonnellate. Residui, conferma l’azienda, di lavorazione già eseguita che ha portato a un primo recupero di metalli preziosi, ma è una lavorazione a due fasi: in una seconda è possibile di nuovo trarne ulteriori materiali preziosi. Valore, stima la Tca, di diversi milioni. Per gli inquirenti, però, non è scarto intermedio su cu reintervenire, bensì "rifiuto tossico pericoloso, cancerogeno e tossico-corrosivo", che sarebbe stato solo parzialmente coperto, verso l’alto ma non sui lati. Il primo sequestro risale all’autunno 2020. Poi alla fine del 2021 il dissequestro a condizione che quelle scorie non venissero trattate dentro l’azienda. La Tca, spiega, ha fatto ricorso al Gip, la cui risposta arriva a marzo producendo la restituzione delle scorie e l’autorizzazione al trattamento in azienda. Ci vuole di arrivare a giugno per concretizzare, il 9, il secondo blitz con tanto di decreto di sequestro, che spiazza Tca, anche se il Gip convalida. Fonti vicine ai carabinieri forestali fanno una contestazione nel merito: quelle scorie, dicono, avrebbero bassa capacità di produrre ulteriore metallo prezioso, sarebbero state accumulate solo per evitare i costi di smaltimento. La Tca nega e ha presentato ricorso al Riesame, pronta a chiedere la revoca del sequestro.