
I ristoratori coinvolti
Arezzo, 24 maggio 2020 - Il mestiere del ristoratore post coronavirus è già complicato di per sé: prima la lunga chiusura, poi la necessità di organizzarsi con le consegne a casa e infine il problema delle regole severe per le riaperture. Adesso anche un cantiere abbandonato, in uno degli angoli del centro storico a maggiore densità di ristoranti e bar, rischia di azzerare la speranza di una ripartenza in vista dell’estate.
Siamo a valle della basilica di San Francesco, all’incrocio di via Madonna del Prato con via di Beccheria e via de’ Redi. Qui si trovano Luck Luchino Osteria, Officine Panini Gourmet e l’Osteria Il Grottino, reduce dalla messa in onda su Sky di «4 Ristoranti», la fortunata trasmissione di Alessandro Borghese. In via di Beccheria, uno dei vicoli che collegano via Guido Monaco a via Madonna del Prato, ci sono transenne che tengono distanti i passanti da un finestrone con vetrate istoriate della parte inferiore della basilica.
Avrebbe dato qualche segno di cedimento nella parte in pietra che lo sostiene, per questo la Soprintendenza ha recintato due aree vicine alla basilica, in attesa di far partire lavori di verifica e consolidamento, allargati anche allo spazio su via Madonna del Prato. Proprio in quell’area i tre locali posizionano da anni i tavolini all’aperto, grazie alla disponibilità dei frati francescani: ora è off-limits, non c’è più spazio per apparecchiare.
Un paradosso perché le prescrizioni sanitarie della pandemia indicano negli spazi all’aperto quelli più sicuri per mangiare. In gioco ci sono tre imprese della ristorazione, i posti di lavoro a rischio incidono sul bilancio di una quindicina di famiglie aretine.
«La situazione è questa da gennaio - assicura Luca Aritti, titolare di Luchino – hanno messo dei pannelli per tenere stabile il finestrone, hanno fatto qualche sopralluogo, posizionato le transenne ma non ci hanno voluto dire nulla di quello che succederà».
Il tentativo di comprendere tempi e modi del cantiere c’è stato ma le risposte, a quanto pare, no: «Ho cercato di spiegare agli operatori inviati dalla Soprintendenza qualche tempo fa che per questi tre ristoranti il fatto di poter allestire uno spazio all’aperto d’estate è vitale – continua Aritti – per il mio ristorante si tratta di circa il 70 per cento del fatturato. Non ho però ricevuto risposte, solo qualche risatina di sufficienza. Loro ridono ma noi nel frattempo, se la situazione non si sblocca, chiuderemo».
Insomma, al di là del modo di porsi, è il classico caso in cui da una parte c’è la tutela di un bene artistico e la sicurezza di clienti e passanti, dall’altra l’esigenza di non bloccare i tre locali pubblici, soprattutto dopo il lockdown.
«Non vogliamo la luna – aggiunge Andrea Ortu, proprietario di Panini Gourmet – solo che si possano fare indagini più approfondite per mettere in sicurezza il finestrone in tempi rapidi. Così potremo riprendere a lavorare durante l’estate, se si potessero rinviare i lavori a dopo settembre». Sarà chiedere troppo?