SILVIA BARDI
Cronaca

Quella lancia d'oro dall'elsa di vetro: il trofeo di Olimpia Bruni e Francesco Conti

Dedicata a Pietro Benvenuti è stata realizzata dalla maestra vetraia Olimpia Bruni. Per la prima volta nella storia del Saracino un'elsa in vetro e creata da una donna. Il racconto di una tecnica complessa

Olimpia Bruni

Arezzo 22 giugno 2019 - Per la prima volta nella storia del Saracino l’elsa è di vetro, quel vetro dipinto, istoriato, decorato e cucito insieme da stagno e rame come ci ha insegnato il Marcillat. E per la prima volta è stata disegnata e realizzata da una donna, la maestra vetraia Olimpia Bruni, che nel suo laboratorio di Borgunto mantiene viva l’antica e preziosa scuola delle vetrate istoriate. Quei vetri sono stati poi montati nel legno della lancia dal maestro intagliatore Francesco Conti padre storico delle lance d’oro. Il risultato? Un piccolo gioiello.

C’è un motivo in più per cui tutti e quattro i quartieri della Giostra quest’anno vorrebbero vincere la notturna di sabato: la lancia d’oro. In quei vetri dipinti a mano, cotti e cotti più volte a ogni passaggio di colore, rifatti daccapo ogni volta che qualcosa va storto, poi incastonati con gemme colorate, impreziosite dalla polvere di lapislazzolo come ha insegnato Cimabue, sono una citazione continua delle tradizioni e delle bellezze di Arezzo. Ci sono gli stemmi dei quartieri, il cavallo rampante, il ritratto giovanile del pittore ottocentesco Pietro Benvenuti del quale si celebrano i 250 anni della nascita, i dipinti che lui ha lasciato ad Arezzo come la Giuditta nella grande tela conservata nella cappella della Madonna del Conforto in Duomo, la seppia raffigurante il giovane piangente, il disegno di Adamo ed Eva in Fraternita. Vetri disegnati e decorati a grisaille con giallo d’argento, rosso, verde, seppia con le raffinate velature a renderne la profondità. Ogni passaggio una cottura di ore per un lavoro durato mesi che Olimpia Bruni ha consegnato a Conti per l’incastonatura nel legno della lancia.

“Realizzare la Lancia d’oro per me è stato un sogno - confessa emozionata Olimpia Bruni, maestro vetraio, ritrattista, restauratrice e storica dell’arte - in vetro non era mai stata realizzata prima, è un’opera unica di cui sono molto orgogliosa. Così come sono orgogliosa di aver realizzato un trofeo dedicato a Pietro Benvenuti, uno dei più grandi artisti dell’800 che ho voluto ricordare nell’elsa attraverso il suo più celebre autoritratto giovanile. Nelle altre tre facciate dell’elsa ho invece raffigurato alcuni dei disegni preparatori di Benvenuti che era uno straordinario disegnatore tra cui anche un disegno originale di Benvenuti ritrovato da Francesco Conti”.

Un lavoro che lega ancora di più Olimpia Bruni alla sua città dove da anni lavora al restauro delle antiche vetrate dal tempietto della Vittoria al Prato di Arezzo alle vetrate novecentesche di Fraternita, dalle vetrate della chiesa di San Francesco a Castiglion Fiorentini all’antica vetrata del Duomo di Cortona fino a Firenze dove per l’Opificio delle pietre dure ha lavorato al recupero delle cinquecentesche istoriate della Biblioteca Laurenziana. E da ricordare la riproduzione di un’opera unica conservata al Museo Archeologico di Arezzo realizzata con una tecnica raffinata e difficilissima come la crisografia.