MONTERCHI
Cronaca

Quattro ragazzi morti nello schianto. I genitori si costituiscono parte civile

L’annuncio durante l’udienza preliminare al tribunale di Perugia: ammessi a processo i familiari. Tra gli indagati c’è anche l’ex sindaco di Monterchi Boncompagni, funzionario del Comune di San Giustino.

Quattro ragazzi morti nello schianto. I genitori si costituiscono parte civile

Quattro ragazzi morti nello schianto. I genitori si costituiscono parte civile

di Claudio Roselli

I familiari delle vittime si sono costituiti parte civile. Molto più di un semplice passaggio di natura tecnica, quindi, si è rivelata l’udienza preliminare al Tribunale di Perugia, slittata da febbraio a ieri a causa di un vizio formale, in relazione al tragico incidente stradale avvenuto nella tarda serata del 3 dicembre 2022 lungo la vecchia statale 3 bis all’Altomare di San Giustino, che costò la vita sul colpo a quattro giovani: Natasha Baldacci, Gabriele Marghi e Nico Dolfi, tutti di 22 anni e residenti a Città di Castello e poi Luana Ballini, 17enne di Monte Santa Maria Tiberina. Il gup, dottoressa Natalia Giubilei, ha infatti ammesso a processo i parenti dei ragazzi morti. In ordine a eventuali risarcimenti, i familiari dei tre che erano passeggeri a bordo della Fiat Punto hanno chiesto che vengano citate in causa la compagnia con la quale era assicurata la vettura e l’amministrazione comunale di San Giustino, in quanto responsabili civili nel caso si arrivasse alla condanna.

La nuova udienza è prevista per martedì 4 giugno. A distanza di 17 mesi da quella tremenda notte, è iniziato l’iter giudiziario sul conto dei due funzionari del Comune di San Giustino, Marco Giorgis di Città di Castello e Massimo Boncompagni (Comune del quale è stato sindaco per dieci anni), accusati di omicidio stradale in concorso.

In base alla Procura di Perugia, i due non avrebbero provveduto alla "ricostruzione della idonea barriera stradale", rimossa a seguito del precedente sinistro avvenuto nell’aprile del 2018, "quale necessario dispositivo di sicurezza a protezione della pila del ponte". In altre parole – la tesi è quella del pm Paola Britti – la presenza delle barriere di sicurezza, quindi il riposizionamento del guard-rail divelto, avrebbe potuto evitare lo schianto contro la pila del ponte. E davanti al gup Giubilei, i difensori degli imputati (uno di essi è attualmente in pensione) hanno chiesto di depositare una nuova perizia di parte per controbattere quella disposta dalla Procura di Perugia. Le domande di risarcimento si prevedono milionarie e il Comune di San Giustino è stato coinvolto in quanto datore di lavoro dei due funzionari.

Il prefetto aveva ordinato di rimettere il guard-rail danneggiato sei anni fa, a spese dell’automobilista che lo aveva urtato, ma l’amministrazione è stata ritenuta responsabile di non aver vigilato sul ripristino della barriera. Dall’altra parte, tuttavia, c’è un codice della strada che – come già più volte ripetuto – non ne prevede l’obbligatorietà all’interno dei centri urbani, laddove vige il limite dei 50 chilometri orari: è questo l’aspetto che può avallare il comportamento dei due dipendenti, oltre all’esatta velocità alla quale procedeva la Punto.