"Pronto a pagarti per fare sesso": sms a una diciassettenne, lei lo frega con un trucco

Gli dà il numero del padre che denuncia tutto:e finisce a processo, l'accusa è quella di tentativo di induzione alla prostituzione minorile

Un sms (Foto di repertorio Germogli)

Un sms (Foto di repertorio Germogli)

Arezzo, 19 settembre 2018 - Una prima telefonata in apparenza innocente, «scusa, sento la voce di una ragazzina, ho sbagliato numero». Ma pochi minuti dopo un’altra chiamata e stavolta era difficile pensare a un errore. E’ da qui che iniziano le tambureggianti richieste di un aretino che all’epoca dei fatti, nel 2013, aveva 63 anni. Sono cinque giorni di fuoco, con sms continui al telefonino nei quali, in maniera insistente e progressiva, vengono proposti alla minore incontri sessuali a pagamento, «ti do duecento euro», oppure «ti compro il telefonino nuovo». Il tutto condito da domande osée, del genere: lo fai questo? lo fai quest’altro? e via discorrendo.

E’ una storia torbida, anche se sfociata in un nulla di fatto, che è costata al sessantenne il rinvio a giudizio e il conseguente processo per tentativo di induzione alla prostituzione minorile. L’uomo è difeso dall’avvocato Roberto Piccolo, parte civile l’avvocato Francesco Molino. Ieri in tribunale (collegio presieduto dal giudice Gianni Fruganti) giorno di udienza con rinvio del procedimento al prossimo 4 dicembre. Ma i fatti, trasferiti poi in un’aula di giustizia, non si limitano ai soli sms sul cellulare della ragazzina, all’epoca diciassettenne.

Lei, evidentemente turbata da quanto le stava accadendo in quei giorni, si consulta con il padre e insieme preparano il trabocchetto nel quale il sessantenne cadrà mani e piedi. «Ho anche un altro numero di telefonino, meglio che i messaggi me li mandi qui» scrive la ragazza. E fornisce al suo attempato «persecutore» il numero del babbo. Lui, ignaro del tranello, riversa su quel nuovo cellulare tutti i successivi messaggi e quando il carnet è bello pieno, il padre della ragazza si presenta in questura e sporge denuncia.

La polizia avvia le indagini, vengono trascritti i contenuti degli sms che si protraggono voluminosi per sei giorni, dal 7 al 12 marzo 2013. Gli atti vengono poi trasmessi alla Dda di Firenze, competente per i reati che hanno a che fare con la prostituzione minorile. Parte così il procedimento giudiziario che approda davanti al Gip di Firenze il quale rinvia a giudizio il sessantenne, accusato appunto di induzione alla prostituzione minorile. 

Il processo arriva dunque al tribunale di Arezzo che adesso ha il compito di giudicare su questa storia sconclusionata che ha avuto per vittima una ragazzina di diciassette anni, comunque coraggiosa per avere di fatto messo in moto la macchina della giustizia, supportata dalla famiglia. Coraggiosa e anche più scaltra del suo, ancora presunto, «persecutore».