Alberto Pierini
Cronaca

Pieraccioni, ciak a sorpresa: l'aeroclub diventa un set. "Siete il mio portafortuna" /FOTO

"Ho un accordo con il sindaco, devo girare qui tutti i film" scherza. La scena finale con Elena Cucci. Scalo al Minerva, in serata a cena a Sant'Agostino.

Pieraccioni ad Arezzo

Arezzo, 26 luglio 2018 - «Ho un accordo con il sindaco, ormai ho firmato: devo girare ad Arezzo tutti i film». Bermuda, infradito e sorriso di ordinanza, Leonardo Pieraccioni spunta dall’hangar dell’aeroclub. E riprende, dopo qualche anno di lontananza, un filo comunque mai interrotto: se possibile non parlare mai troppo serio. Lo avevamo lasciato nella caravella ricostruita e adagiata sulla «spiaggia» di Palazzo del Pero? Lo ritroviamo su un velivolo a Molin Bianco, bardato con tanto di tuta da paracadutista. Ma la linea è la solita, inflessibile. «Scaramanzia? Beh, diciamo che siete un portafortuna: anzi non lo diciamo, aspettiamo di vedere come andrà il film».  Ma i fatti parlano da soli: e un pizzico di scaramanzia sta al cinema come lo zucchero nei dolci, quanto basta. Il suo primo successo era stato «Il Ciclone», girato in quel di Stia: da allora raramente, molto raramente ha saltato la tappa di Arezzo. In qualche caso centrando tutto il set qui: ad esempio per «Una moglie bellissima», interamente girato ad Anghiari. Per non dire del «Fantastico via vai», per il quale si incardinò in piazza San Francesco e trasformò l’intera città in un set. 

Ma i camei sono quasi fissi. Un po’ come quelli di Alessandro Calosci, il suo produttore esecutivo e braccio destro. In ogni film si ritaglia una particina, ad Arezzo faceva il barista, in «Se son rose», la pellicola ora in lavorazione, il regista teatrale, parte che in genere Leonardo affidava a Francesco Guccini.  «Qui mi trovo benissimo: e poi ho quell’accordo con il sindaco» ripete sornione. Al suo fianco Elena Cucci, una delle bellissime delle quali si circonda, perfino nell’hangar dell’Aero Club.

Bionda, spontanea, tra i segni particolari l’unica a «non berciare» nei film di Muccino. Anzi, grida più con Pieraccioni. E’ la scena finale, quella che chiuderà la storia. Lei parla al telefonino e lui sorvolerà la zona in aereo: ma così, come avviene nei film, per finta. anzi per fiction. «Sei quello nell’aereo bianco?».

Drastica la risposta: «Tanto quando mi butto mi vedi». Che si butti davvero o no lo scopriremo il 29 novembre, la data di uscita del film, bruciando sul tempo i cinepanettoni. Di certo non è il suo mestiere, neanche per fiction. Fa il giornalista esperto di web: la figlia spedisce una decina di messaggi alle sue ex, per informarle che è tornato disponibile.

«Incredibile ma quattro di quelle svalvolate rispondono» commenta Pieraccioni in bermuda, come se il film non lo avesse scritto lui. Ma è vero che si è convertito alle commedie serie, di sceneggiatura, contro le risate facili? «E’ vero che è diventato più difficile portare la gente al cinema. Una volta venivano perché c’erano Aldo Giovanni e Giacomo o Pieraccioni (ha i bermuda e non può fare gesti scaramantici...), oggi vogliono sapere che film è».

Morale? «Tocca leggere e rileggere le sceneggiature e perfino correggerle». Comunque già dal film di Arezzo il suo ruolo è cambiato. «Il giovanotto all’inseguimento quasi sempre vano di belle ragazze ora ha più di 50 anni: e deve farsene una ragione».

Il "circo" del film è sbarcato in città dalla sera prima. Fa scalo al Minerva,poi riprende confidenza con i luoghi familiari ai tempi di "Un fantasico via vai", cokmpresa la tappa a cena al "Mivà di più", che ancora sfoggia in bella evidenza le foto scattate per il vecchio film, compreso un passaggio fulmineo dei titolari nella storia

La figlia nella nuova "pellicola" è Mariasole Pollio, uno dei volti del Don Matteo Tv, e fa capolino dalla carlinga dell’aereo: con la Cucci ci sono, purtroppo non ad Arezzo, Claudia Pandolfi, l’ex bond girl Caterina Murino, Gabriella Pession, Michela Andreozzi, la due volte David di Donatello Antonia Truppo. 

Ma l’importante è passare di qui: come nel «Pesce innamorato» (le giostre a Terranuova) o nel «Principe e il pirata» (bis scaramantico a Laterina, terra del Ciclone). Ma non doveva fare un film a Cortona? «Già, mi ero dimenticato: il prossimo è di sicuro lì». Sempre che non cambi idea. Sempre che il sindaco di Arezzo non chieda il rispetto del contratto.