Pecorelli, l'assurdo del Dna: tre mesi e ancora l'esito non arriva

Il 6 gennaio ritrovata bruciata la sua auto noleggiata in Albania. Il cellulare ancora squilla. Vivo o morto? Indagine blindata e l’esame non risponde

Davide Pecorelli, l’imprenditore ed ex arbitro sangiustinese

Davide Pecorelli, l’imprenditore ed ex arbitro sangiustinese

Arezzo, 6 aprile 2021 - l mistero sulla scomparsa, in Albania, dell’imprenditore ed ex arbitro sangiustinese ha raggiunto il non invidiabile «traguardo» dei tre mesi. Sono infatti le 18,25 del 6 gennaio scorso quando l’auto noleggiata all’arrivo del 45enne a Tirana, proveniente dall’Italia, viene ritrovata ancora in fiamme da un contadino tra le montagne sulla strada Gjegjan-Mirditè che porta a Puke, piccola località a nord del Paese, dove Davide ha soggiornato in un hotel già per le prime due notti.

Da quel veicolo, una Skoda Fabia, sono successivamente emersi resti umani: ossa del cranio, del bacino, di altre parti del corpo, in quantità comunque inferiore rispetto a un possibile scenario che può riportare alla presenza di una persona distrutta dalle fiamme. L’attesa per il Dna: in Albania, come abbiamo anticipato, non è stato possibile fare l’esame del Dna.

Lo confermano i documenti della procura di Tirana – di cui La Nazione è venuta in possesso – dove si specifica che le richieste di collaborazione agli investigatori italiani sono giunte in data 9 febbraio, insieme – appunto – ai resti ritrovati nel veicolo da comparare col Dna dei figli dell’imprenditore. Dell’esame ancora non si hanno notizie, nonostante sarebbero sufficienti più o meno solo 2-3 giorni per effettuare l’accertamento oltre ai canonici tempi tecnici che i periti di parte si devono prendere.

E, dagli ultimi sviluppi di un’indagine blindatissima, a quanto pare nemmeno a breve sarà possibile sapere se quelle ossa appartengono a Davide. Ci sono poi degli ulteriori accertamenti in atto, sulla vicenda lavorano le procure di Roma e Perugia. Quella umbra, come è noto, da tempo ormai ha aperto un fascicolo per omicidio e traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Da Tirana l’indagine è per sequestro di persona. Insomma, le ipotesi delittuose non mancano, come pure elementi che – in un contesto di questo genere – lasciano interdetti. L’ultimo, in tal senso, è abbastanza inquietante: chi, oltre ai familiari, è in possesso ancora delle utenze telefoniche che Pecorelli aveva al momento di ritornare in Albania il 3 gennaio, nei giorni scorsi ha provato – davanti a noi – a comporre due diversi numeri.

Ebbene, entrambi ancora squillano, sono dunque attivi. Dall’altra parte nessuna risposta, ovviamente. Uno dei numeri è quello che Davide aveva e che utilizzava ormai da tempo in Italia anche nei contatti con gli amici, l’altro ha come prefisso il 355, quello dell’Albania. L’indagine ha stabilito che, al momento di noleggiare la Skoda Fabia il 3 gennaio all’aeroporto di Tirana, l’imprenditore padre di quattro figli ha comunicato al titolare dei veicoli proprio i due numeri che, dunque, a distanza di oltre tre mesi dal ritrovamento del mezzo incendiato, sono ancora attivi.

C’è qualcuno che ne è entrato in possesso: uno di questi telefoni sarebbe stato sottoposto a sequestro. Un passo indietro: Davide il 3 gennaio si è fatto accompagnare all’aeroporto di Roma per imbarcarsi nel volo verso l’Albania da un suo stretto collaboratore di Lama al quale, al momento della partenza, ha detto che gli avrebbe comunicato il numero di una nuova utenza subito dopo l’arrivo a Tirana.

In ballo ci sono tre numeri, due dei quali quindi risultano attivi nonostante tutto. I dubbi, insomma, sono ancora tanti: certo è che si deve ripartire dall’esito del Dna. Se non fosse quello di Davide (come tutti sperano a partire dai figli, dal padre, dal fratello, dalla compagna, difesa dall’avvocato Giancarlo Viti, fino all’ex moglie), si aprirebbero ulteriori scenari.