Pecorelli: crac aziendale, fascicolo in procura

La ditta di Davide dichiarata fallita. Il pm Rossi attende la relazione del curatore. E le ossa da analizzare ancora bloccate in Albania

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A distanza di un quattro mesi dall’ipotetico delitto di Davide Pecorelli, 45 anni, e dopo due mesi dal primo invio di frammenti ossei non utilizzabili alla fine dell’estrazione del dna, la magistratura albanese non ha ancora inviato alla polizia scientifica di Roma – incaricata dalla procura di Perugia di svolgere l’accertamento biologico – il secondo ’plico’ contenente altri reperti recuperati nell’auto in fiamme che sarebbe stata condotta dall’imprenditore di Città di Castello, misteriosamente scomparso in un paese sperduto dell’Albania, a Puke dopo un ’viaggio di lavoro’. Sui ’campioni’ arrivati dopo una lunghissima attesa la Scientifica ha stabilito che sono inutilizzabili anche ai fini dell’estrazione del codice genetico: non sarebbe possibile nemmeno stabilire se si tratti di parti umane o animali. Difficile però che anche un incendio, per quanto violento, possa aver devastato a tal punto il cadavere e lasciare e permettere il ritrovamento invece del cellulare. L’accertamento del Dna (e la successiva eventuale comparazione con il profilo di Pecorelli), viene ritenuto indispensabile per chiarire se realmente l’imprenditore sia stato ucciso in circostanze drammatiche oppure se dietro al mistero che tiene con il fiato sospeso un’intera comunità ci sia dell’altro.

La procura di Perugia – diretta da Raffaele Cantone (l’indagine è condotta dall’Aggiunto, Giuseppe Petrazzini) – ha aperto un fascicolo per omicidio e traffico di droga contro ignoti per verificare i contorni dell’ipotetico omicidio dell’imprenditore e se questo sia, in qualche modo, legato alla malavita che organizza traffici di droga sull’asse Tirana-Perugia. Nelle settimane scorse gli investigatori della squadra mobile - diretti da Gianluca Boiano – hanno setacciato la vita di Pecorelli, sentendo familiari e amici per ricostruire i suoi interessi in Albania e la volontà di espandersi imprenditorialmente nella zona di Valona. Avrebbero scoperto, tra l’altro, una situazione finanziaria difficile. L’imprenditore gestore di un hotel a Lama di San Giustino, e già titolare di alcuni centri estetici e negozi di parrucchieri tra Lama, Città di Castello e Corciano aveva interessi anche nell’Aretino: un’azienda di cui era amministratore, è stata dichiarata fallita e ciò ha comportato l’apertura di un fascicolo, in procura, ancora iscritto come atti relativi al crack e quindi senza ipotesi di reato o indagati. Solo dopo la relazione del curatore sul dissesto, l’Ufficio – diretto dal procuratore Roberto Rossi – deciderà se avanzare ipotesi di reato.

Erika Pontini -Fabrizio Paladino