LILETTA FORNASARI
Cronaca

Parte l’assalto alla Chimera . Il bronzo ritrovato in città e l’eterna questione del ritorno

Il bronzo fu scoperto per caso nel 1553 a Porta San Lorentino: è tra le opere richieste per l’anno vasariano. Per Cosimo I de’ Medici che l’acquistò fu un simbolo di potenza ma averla definitivamente non cambia le cose.

Parte l’assalto alla Chimera . Il bronzo ritrovato in città e l’eterna questione del ritorno
Parte l’assalto alla Chimera . Il bronzo ritrovato in città e l’eterna questione del ritorno

Il probabile ritorno della Chimera nel 2024, anno vasariano, è strettamente legata al pittore, architetto e storico dell’arte aretino di cui si celebrano i 450 anni dalla morte. Giorgio Vasari ha infatti avuto un ruolo fondamentale dopo il ritrovamento del bronzo etrusco nel 1553 a poca distanza da Porta San Lorentino. In quel momento Papa Giulio III aveva un pessimo rapporto con il duca Cosimo I de’ Medici: nel frattempo Vasari che voleva entrare nella corte medicea e aveva tutta la necessità di farsi ben volere. Il ritrovamento della Chimera fu l’occasione per dimostrare che la Toscana aveva una civiltà ancora più antica di quella Romana. Una sorta di riscatto per Cosimo che, accettando il consiglio di Vasari, acquisì la Chimera e ne fece il suo simbolo in Palazzo Vecchio. L’opera, infatti, fu posizionata in un corridoio centrale della residenza medicea, in modo che tutti potessero ammirarla.

Vasari ha avuto un ruolo importante perché ha fatto della Chimera uno strumento di promozione politica: in quegli anni il rapporto tra la dinastia dei Medici e Arezzo non era dei migliori per tutta una serie di vicissitudini storiche. Il ritrovamento del bronzo, restaurato da Benvenuto Cellini, fece invece guadagnare prestigio alla città e allo stesso Vasari.

Il ritorno della Chimera nella sua città va salutato con favore anche se non mi schiero con chi, in maniera provinciale, chiede a gran voce di destinare definitivamente il mostro mitologico che è un simbolo della città. Cosimo ha infatti comprato regolarmente il bronzo e dominava anche la terra di Arezzo. È dunque perfettamente legittimo che rimanga al museo archeologico di Firenze: non abbiamo il diritto di dire "ridatecela", semmai in un’ottica contemporanea di redistribuzione delle opere possiamo sperare che ci venga concessa. Sono però convinta che non basti la Chimera a risolvere i problemi di questa città: abbiamo un museo archeologico che pochi vanno a vedere, nonostante il grande impegno di Maria Gatto, un museo di arte contemporanea di cui non sappiamo ancora il destino e quello di arte medievale e moderna, sebbene Luisa Berretti abbia portato grandi miglioramenti, che resta chiuso il sabato e la domenica. Direi che questi problemi sono più importanti da risolvere, prima di pensare al ritorno definitivo della Chimera.