Palio, le strategie dei capitani Fantini top per il ritorno in piazza

"Aspettavamo da anni questo momento: li metteremo nelle condizioni di vincere" dicono i tre. Ma Baroncini, Divulsi e Meacci non si sbottonano: "Molto dipende dalla posizione ai canapi"

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di Lucia Bigozzi

La legge del Palio è fatta di regole decodificate e di un reticolo sotterraneo di contatti, intese, alleanze, strategie parallele che possono incrociarsi. C’è perfino il caso del "fantino sceso" con cui ha dovuto fare i conti uno dei Rioni. Il motivo? E’ lo stesso fantino che corre il Palio di Siena, il 2 luglio, e la contrada lo ha "invitato" a declinare l’ingaggio castiglionese per non rischiare un incidente di percorso che in ogni gara è sempre dietro l’angolo.

Vale anche per Castiglioni che può esercitare la stessa "moral suasion" su un fantino impegnato in un altro torneo, troppo a ridosso del Palio. Ma se questa è la regola non detta, nella città della torre da oggi a domenica fantini e cavalli sono un tutt’uno, per i quattro giorni più incredibili dell’anno. Vivono in simbiosi tra visite mediche, stalle, prove, insieme ai rionali.

Il Terziere di Porta Fiorentina affida il vessillo arancio-verde a due veterani senesi: Dino Pes e Sebastiano Murtas, la coppia che ha vinto il Drappo nel 2018. Pes monta "Quore di Sedini" e Murtas corre con il suo Ungaros. "Sono fantini di esperienza, hanno una condizione fisica e mentale eccellente e siccome hanno portato il Terziere alla vittoria nel 2018, confidiamo nel bis", dice Simone Divulsi, capitano di Porta Fiorentina.

Lo strano destino dei capitani è fatto di oneri e onori perché la regola della gara consegna loro lo scettro del comando e la massima autorità in campo, superiore al rettore o presidente. Nel bene e nel male, il "peso" del Palio è tutto sulle loro spalle, dalla strategia alle decisioni prese un secondo prima che il canapo si abbassi.

Divulsi è nato nel Rione dove ha salito i gradini della "carriera" e da quattro anni è capitano: "Vivo questo momento con serenità per essere di esempio agli altri. C’è molta voglia di correr Palio dopo uno stop forzato", spiega dando il senso del clima in ogni Rione, "una pentola a pressione". Dal Cassero Mirko Baroncini punta su Walter Pusceddu che monta Albalonga e Adrian Topalli con Red Rio il cavallo che ha vinto nel 2019, l’ultima edizione prima del Covid.

"Sono due professionisti e li mettiamo nelle migliori condizioni per portare a casa il Palio", sentenzia il capitano che alla domanda quando costa la kermesse a un Rione, risponde con una battuta: "Bip… non lo dico perché se lo sanno gli aretini della Giostra del Saracino, ci resterebbero molto male". Sfottò a distanza che fanno parte del gioco. Ora è tempo di pretattica ma la "tattica al canapo la svelerò solo all’ultimo, quando ho visto come si posizionano i fantini sulla lizza e tenendo presente l’andamento delle prove, scandagliate anche con il drone".

Baroncini ha vinto tre Pali da capitano e fatto la "gavetta" dal 1977, primo incarico: tamburino. Il giorno del Palio riunisce i "suoi" per "motivarli al massimo. Prima dell’ingresso sulla lizza bacio i cavalli, poi ci abbracciamo a cerchio e urliamo il motto: "Cuore, coraggio e determinazione". A Porta Romana, Stefano Meacci considera il Palio "una gran bella malattia" e il Rione "la mia famiglia, dopo i genitori".

E’ capitano dal 2016 e l’esordio ha coinciso con la conquista del Drappo. Con le insegne giallo-rosso corrono Andrea Chessa su Abracadabra e Michel Putzu con Umatilla. Tra poche ore, Meacci ripeterà il rito: "Un bacio in fronte ai cavalli e ai fantini dirò: onorate il giubbetto che indossate". Poi, sarà davvero Palio.