REDAZIONE AREZZO

Ostacolo a Bankitalia, dal Gip a maggio: ipotesi rito abbreviato. Novità sulla vendita

Sotto accusa quella che fu l' "alta direzione" di Banca Etruria: altre 130 richieste di parte civile. NIcastro: possibile la vendita in blocco degli istituti. Viceministro: "Rimborsi, a breve il decreto del governo"

Il Gip Anna Maria Lo Prete

Arezzo 13 aprile 2016 - Secondo appuntamento davanti al giudice. La cosiddetta «Alta direzione» è tornata a presentarsi ieri davanti al Gip Anna Maria Lo Prete (nella foto) per l'udienza preliminare che si era aperta il 10 marzo. Davanti al gup i legali dell'ex presidente Giuseppe Fornasari (al vertice della Banca prima dell'avvento di Rosi), dell'ex dg Bronchi e del dirigente Davide Canestri. I loro assistiti imputati di ostacolo alla vigilanza. Il 10 marzo il gup si era riservato la decisione sulle richieste di costituzione di parte civile presentate dal alcune associazioni di consumatori e da alcuni singoli risparmiatori.

Anna Maria Lo Prete, alle prese con il decreto di sequestro, non ha avuto tempo di studiarsi le carte sulle costituzioni di parte civile e rinvia al 4 maggio. Ma chiude le porte a ulteriori richieste di entrare nel procedimento. A questo punto chi c’è c’è: altre istanze di risarcimento di danni, da parte di singoli risparmiatori o associazioni di consumatori, non verranno più ammesse. Sono 130 le nuove richieste di costituirsi parte civile in aggiunta alle 74 già presentate.

Il giudice chiarisce anche che eventuali richieste di riti alternativi devono essere formalizzate almeno una settimana prima del 4 maggio. E le difese dei tre imputati, infatti, ci stanno pensando, anche se non è detto che sia quella la strada. Gli avvocati stanno stimando se valga la pena di affrontare il rito abbreviato sulle carte attuali e se non sia meno rischioso che andare all’approfondimento di un processo vero e proprio.

Secondo Palazzo Koch l’Etruria era organizzata in un’«Alta direzione», detentrice del vero potere davanti a un Cda poco più di un organo di ratifica di decisioni prese altrove. Scriveva il capo del pool ispettivo Gatti: «Il contributo dialettico dei consiglieri, quasi tutti privi di competenze specifiche, è risultato insufficiente e condizionato dalla modalità di circolazione delle informazioni».

Gatti descrive quello che sarà poi il cuore dell’indagine, ovvero lo spin off del patrimonio immobiliare attraverso l’operazione Palazzo della Fonte. Bpel nella cessione della società (con dentro gli immobili tranne il centro direzionale e la sede di Corso Italia) avrebbe parzialmente finanziato gli acquirenti con 10,2 milioni sui 73 pagati, a fronte di una valuzione complessiva di 82 milioni.

Nè a Bankitalia, riporta Gatti, era stato trasmesso il contratto di finanziamento ipotecario stipulato alla fine di dicembre 2012 tra il Consorzio e Bper (intemerdiario capofila di un pool di 11 banche) per un ammontare di 49,3 milioni, il 60% del valore degli immobili conferiti. E nel contratto Gatti evidenzia «che il rischio di inadempimento legato al finanziamento bancario formalmente concesso al Consorzio continuava a gravare esclusivamente su Bpel» attraverso il meccanismo degli affitti. Su 73 milioni sborsati dagli acquirenti, quasi 60 erano garantiti da Bpel, vincolata a un affitto ventennale per gli immobili occupati.

C’è pure un secondo filone, la sottovalutazione delle sofferenze dichiarate a Banca d’Italia che, sostiene Gatti, in caso di informazioni corrette non avrebbe dato il via libera a un aumento di capitale di 100 milioni, del tutto insufficiente rispetto al fabbisogno reale imposto dallo stato di emergenza in cui si trovavano i conti. Intanto il presidente Roberto Nicastro ha ribadito di essere speranzoso per la vendita in blocco delle quattro good banks, compresa Etruria, a un fondo internazionale di private equity, tornando al contempo a rassicurare sulla certa proroga del 30 aprile per la cessione degli istituti di credito.