
La "vetrina" regge, come se niente o poco fosse successo. Ma dietro? Il commercio esce dalla pandemia comunque con le ossa rotte, i mesi di chiusura sono ancora lì, a pesare sui bilanci, sui numeri del personale, sulle sicurezze. Ma nei fatti è un mondo a due velocità.
Il Corso e le strade a ridosso soffrono magari di una rotazione maggiore: raramente tra le attività si erano viste aperture e chiusure così numerose nell’arco di pochi mesi. Ma è difficile incrociare fondi completamente vuoti. O se li incroci i tempi di subentro restano comunque molto veloci. Non è una novità: che le ali in tutti i momenti di crisi ne prendano più del centro è storia di ordinaria economia.
E a volte gli esempi sono appariscenti. Di qua un asse shopping senza una falla, a dieci metri chiusure ormai di mesi: è il caso ad esempio del bar di fianco all’ex Supercinema, che per ora non è riuscito a rimettersi in pista. Più ti allontani più vedi i cerotti, più ti avvicini e più spariscono sullo sfondo.
Ma uscendo dal centro? Abbiamo provato a verificare la salute di alcune strade non periferiche ma di accesso al cuore della città. E lo scenario cambia. Già cambia e molto a Saione: nell’asse pregiato di via Veneto, da via Alberti alla piazza, sono una decina i fondi in cerca d’autore, alcuni da tempo. Eccezioni ci sono, basti pensare al bar d’angolo con via Piave, ma il quadro non cambia. Mentre cambia la natura della strada.
Un tempo era l’altro Corso, il concentrato di attività commerciali di riferimento: qualcuna è rimasta ma molti degli spazi sono occupati oltre che da locali gastronomici da attività artigianali, servizi, sedi di enti e simili. E in questo momento le "falle" restano numerose.
Così in via Arno, una strada "costola" e insieme di collegamento con la zona Giotto: ci sono altri otto fondi totalmente vuoti. Qualcuno ha preceduto la pandemia, altri se ne sono aperti e si stanno aprendo: ma soprattutto poche le tracce di staffetta.
Cambiamo zona: via Marco Perennio, non è mai stata un trionfo commerciale ma ora i varchi si vedono e fanno male, compresi alcuni di lunga data, una decina anche qui da un lato all’altro della strada. E attraversando le mura c’è il solito destino parallelo di via San Lorentino. Un tempo ztl di quelle rigide, ora con misure più allentate ma con spazi commerciali risicati. Anche se cominciano a riaprire punti artigianali o laboratori d’arte, che un tempo erano numerosi, specie sul fronte della ceramica.
Nella zona est da Trento e Trieste alla Marchionna oltre ai vuoti che si sono aperti colpisce la mancanza di nuove attività, solo rare, che mantengono un volto da quartiere dove si vive, si torna la sera ma è dura fare spesa o shopping. Pescaiola fa eccezione: pochi i punti vuoti sul percorso commerciale, tanti quelli che resistono da tempo. Negozi realmente di vicinato, al servizio di un quartiere affollato e che non tradisce le sue attività.
Sofferenza che si trasferisce ai centri commerciali, i non luoghi. Intorno alla multisala, boom di chiusure da un anno all’altro e ora primi passi per ripartire, in testa quello fondamentale del bar. O anche nella galleria dell’ex Ipercoop, ha fatto scalpore la chiusura di "Gustavo", il punto ristoro erede della Magnosfera. Pannelli bianchi rivestono quello che era l’angolo self service. Bianchi come la resa. O magari come le pagine di una nuova storia da scrivere.
Alberto Pierini