Maturità: una ripartenza per tremila Mascherine in tasca, solo 43 esclusi

Prima prova vecchio stile, la seconda gestita dagli istituti: ma commissione ancora interna e mille cautele. Curtolo: "Ci sarebbe voluto più coraggio". Pochissimi i non ammessi, ieri rinunce dei commissari

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La sera del primo giorno consegnano il loro tessuto o la loro creazione e la commissione lo mette sotto chiave. La mattina dopo gliela restituiscono per finirla. E’ la maturità diluita. La prima prova scritta è uguale per tutti: e soprattutto uguale a quella che avevamo abbandonato nel pieno della pandemia. Il tema dì italiano, sette tracce, le indiscrezioni che si inseguono e, vedrete, senza azzeccarci granché. Stamani tutti in classe: tutti, cioè 3082 in provincia, 1265 solo in città. Con le scorie della notte prima degli esami negli occhi e l’ansia che accomuna le generazioni. E’ il grande salto, qui come altrove, dall’emergenza alla normalità. "Alla fine è andata meglio del previsto ma ci sarebbe voluto più coraggio". Il provveditore Roberto Curtolo è l’uomo del ministero ad Arezzo e non solo, essendo anche nella direzione regionale di Firenze. Ma per natura non le manda a dire.

Meglio sulle mascherine. "Sarebbe stato anomalo costringere i ragazzi ad indossarla ad un metro di distanza l’uno dall’altro in una città che ormai le lascia a casa". I tremila e passa non la lasceranno a casa, la porteranno in tasca o meglio al braccio, come i giovani amano fare. Ma solo per i momenti di passaggio da un ambiente all’altro, nulla più.

Via la mascherina ma non ancora via le mille precauzioni di una stagione. Nei corridoi i banchi sono stati distanziati al massimo, i gel sono pronti, le finestre aperte per aerare. Del vecchio esame mancano delle parti. "Ad esempio sarei tornato alla commissione esterna" commenta Curtolo. Invece è interna con un presidente da fuori. Non rischi di perderne i pezzi: anzi sì, perché qualche rinuncia c’e stata, con gli uffici del provveditorato costretti a correre ai ripari. E poi la seconda prova non è nazionale ma varia scuola per scuola. Comprese quelle su due o tre giorni. Esempio? Il liceo artistico. Devono realizzare delle prove pratiche, dai tessuti alla pittura ai video. E nel caso del coreutico mettere in piedi una coreografia, non basta un giorno. E quindi si interrompono, vivono una seconda, anzi terza, notte prima degli esami e ripartono.

Gli studenti sono al gran completo: dagli scrutini i non ammessi in città sono stati in tutto43 e in qualche caso solo per aver sforato il tetto delle assenze. Il record come al solito al Classico, solo un liceale rimanderà l’appuntamento con la vita. Due allo scientifico. Il picco opposto al professionale: ben 18 i ragazzi esclusi dalla maturità. Un giro di vite non da poco, perfino in una scuola che da questo punto di vista viaggia controcorrente. Mentre i loro compagni aspettano l’orale, su tutte le materie, senza eccezioni. E in presenza, fatte salve situazioni straordinarie: la scuola spegne i video e gli esami per primi cercano la loro maturità.

Alberto Pierini