Mattarella fa il pienone di sindaci: "Oggi Arezzo è la capitale d'Italia"

Il presidente della Repubblica inaugura la tre giorni Anci e cita Guido Monaco. Auditorium strapieno, la rabbia degli esclusi dalla sala e poi fatti entrare. Città protagonista

Mattarella all'ingresso nell'Auditorium

Mattarella all'ingresso nell'Auditorium

Arezzo, 20 novembre 2019 - «Grazie Arezzo per l’accoglienza, abbiamo nella sala più di mille sindaci, si può dire che questa città è oggi la capitale d’Italia»: parole e musica di Sergio Mattarella, accolto da un grande applauso nell’auditorium a festa. E’ tappezzata di tricolore la platea con il bianco, il rosso e il verde che salgono su fino a tutta la tribuna, ogni sindaco con la sua fascia a tracolla.

Un effetto cromatico che si spande anche sulle scale e lungo i corridoi poiché gli ottocento posti del salone erano chiaramente insufficienti a ospitare i primi cittadini arrivati da ogni parte dello Stivale, tanto più che non mancava qualche imbucato. Così, per evitare che restasse fuori un sindaco magari giunto dalla Sardegna a vantaggio dell’ultimo dei consiglieri comunali, ecco che il corpo di sicurezza del Quirinale ha deciso: tutti dentro.

E ognuno si accomodasse come meglio poteva. E’ d’altra parte questo uno degli effetti dell’assemblea nazionale dell’Anci che ha portato al palaffari migliaia di persone, a cominciare dai sindaci delle più importanti città italiane.

C’era Virginia Raggi in prima fila e con lei hanno detto presente Leoluca Orlando e Luigi De Magistris, Dario Nardella, Federico Pizzarotti. C’era Enzo Bianco a fianco dell’oratore che si alternava al microfono. C’era ovviamente il sindaco di Bari Antonio De Caro, in mattinata rieletto per acclamazione presidente dell’Anci.

Ha parlato il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli, ha salutato gli ospiti la presidente della Provincia Silvia Chiassai Martini, è salito sul palco il governatore della Toscana Enrico Rossi. Per una volta in un clima di comunione istituzionale, destra, sinistra, 5 stelle, «perché comuni - dice Decaro - sono i problemi di chi amministra, di chi prende un avviso di garanzia per un sottopasso allagato, di chi riceve a casa un proiettile in busta perché combatte la criminalità organizzata».

O di chi ha a che fare con la burocracia, sedici passaggi «per fare un’assunzione» ma con il rischio finale «di ripartire da zero come nel gioco dell’oca se vai al numero 58» in quanto in un altro comune c’è un impiegato in sovrannumero. Riflessioni raccolte dal presidente Mattarella,« i Comuni - afferma - sono la base della repubblica, va rifiutata ogni strategia che li tenga ai margini».

E dunque «liberiamo i sindaci, l’iniziativa di legge partita da Anci, è sposata dal capo dello stato, tanto più per i municipi di piccola dimensione che «hanno bisogno, ancora più di altri, di semplificazione burocratica e amministrativa». Venezia, Matera, Taranto, Genova, tutte in città in difficoltà per una ragione o per l’altra vengono ricordate da Mattarella che chiede anche più rapidità per i centri distrutti dal terremoto.

Ricorda, come aveva fatto Decaro, anche il sindaco Crestini di Rocca di Papa morto per un’esplosione, ultimo a uscire dalla casa comunale dopo aver messo in salvo tutti i dipendenti. Ma ha spazio pure, riprendendo uno spunto di Ghinelli, di citare Guido Monaco e l’invenzione del tetragramma, in tempi nei quali gli spartiti cambiano con la velocità della luce.