Massacra a bastonate l'amante della moglie e il giudice lo stanga: 4 anni e 8 mesi

Nel raid punitivo l'uomo aveva coinvolto anche un amico. Si sono armati di bastone e randello. L'aggressione è scattata all'uscita dal lavoro

A processo inquilina molesta

A processo inquilina molesta

Arezzo, 28 settembre 2018 - Qiattro anni e mezzo al marito geloso che pestò a sangue il presunto amante della moglie, una pena ancora più pesante dei tre anni richiesti dal pubblico ministero. Il gup Piergiorgio Ponticelli, però, tenuto conto dei 74 giorni di prognosi e della modalità dell’aggressione ha deciso per il pugno duro e, appunto, ha stangato l’aggressore con la condanna a quattro anni e sei mesi. I fatti risalgono a febbraio di quest’anno, teatro della vicenda la tranquilla cittadina di Monte San Savino.

È lì che si è consumato il dramma della gelosia. Un dramma che fino a un certo punto poteva somigliare a centinaia di storie simili: una bella moglie, sui quarantacinque anni istruttrice in una palestra, il sospetto di un tradimento e un marito geloso che decide di andare a caccia di prove sbirciando lo smartphone di lei. Nel telefono il marito, un imprenditore edile, trova quello che non avrebbe mai voluto: uno scambio di messaggi tra la consorte e uno dei colleghi istruttori, un giovane sulla trentina.

Messaggi che avrebbero testimoniato l’esistenza di un legame affettuoso tra i due. Accecato dalla gelosia, il marito corre in palestra ad affrontare il rivale. Succede un quarantotto, volano parole pesanti, tanto che il proprietario del locale si mette in mezzo e caccia il marito in malo modo. Ma questi non si dà per vinto, vuole la sua vendetta e coinvolge anche l’amico più caro nel disegno. Il piano è semplice: tornare in palestra quando tutti saranno andati via e affrontare di nuovo il giovane.

La coppia di vendicatori, prima di mettere in atto il piano, si arma anche di una mazza da golf e di un randello. Quando sono circa le nove e i frequentatori della palestra sono ormai diradati, i due entrano in azione. Non c’è più il proprietario del locale a difendere il giovane istruttore ma c’è la moglie dell’uomo, ancora al lavoro, e anche la figlia della coppia. Marito e amico le danno di santa ragione al giovane, tanto da lasciarlo a terra pieno di segni ed ecchimosi.

Pur se dolorante, il giovane chiama i soccorsi e anche i carabinieri, ai quali racconta immediatamente l’accaduto. Inizia così l’iter che ha portato al processo e alla condanna di ieri. Per il marito aggressore l’avvocato Andrea Santini ha richiesto il rito abbreviato. Contro di lui e il suo complice c’erano le riprese delle telecamere di sorveglianza di un’azienda vicina che hanno immortalato i due complici mentre scappavano dopo la spedizione punitiva.

Il giovane istruttore, parte civile con l’avvocato Lucia Barbagli, ha ripercorso in udienza i drammatici momenti di quell’aggressione dalla quale si è ripreso lentamente, con il passare dei mesi. Ieri l’epilogo e la relativa condanna prima che sulla vicenda cali il silenzio e tutti i protagonisti possano curare le ferite, quelle del corpo e quelle dello spirito.