Salvatore Mannino
Cronaca

Martina, mamma racconta: drammatico confronto coi ragazzi. In aula Mattia, l'ultimo flirt

Con lui la ragazza aveva passato le ultime ore. "Era tranquilla, non aveva alcuna voglia di suicidarsi" ha detto lui. La madre ad Albertoni: perchè hai quei graffi?

Martina Rossi

Arezzo, 18 giugno 2018 - Nell'aula del processo per la morte di Martina (suicidio o caduta per sfuggire allo stupro?) è il giorno del drammatico racconto della madre e di quello, assai più dolce, di Mattia, il flirt dell'ultima sera in discoteca. Franca Murialdo, la mamma della studentessa genovese, racconta per due ore: la notizia portata dai carabinieri, il volo a Palma, il drammatico confronto con Alessandro e Luca, i due imputati. Perchè, domanda lei ad Albertoni, hai quei graffi sul collo? Lui non risponde. Con l'amico sanno dire soltanto: che paura abbiamo avuto. Vanneschi, ricorda la madre, era imbambolato, come uno che non capisce le domande, Alessandro è sfuggente. Le amiche di Martina sono imbarazzate: non c'eravamo, non sappiamo cosa sia successo.

La mattina era cominciata con la testimonianza del medico di famiglia della ragazza, che assicura di non aver fatto alcuna prescrizione a Martina nel 2011, con l'unica eccezione di un antibiotico per una febbre improvvisa. Gli avvocati difensori la incalzano, le strappano che nel 2010 aveva prescritto alla giovane un blando tranquillante. Poi tocca a un'amica che ribadisce il quadro di una ragazza tranquilla, riservata, persino timida, e infine a Mattia.

Avrebbe dovuto rimanere il dolce segreto di due ragazzi che avevano imbastito il flirt di una sera. Diventa una chiave importante per leggere il giallo di Martina Rossi, la studentessa genovese per la cui morte, che sarebbe seguita a un tentativo di stupro di due giovani aretini, si torna in aula stamani. E uno dei grandi protagonisti dell’udienza è appunto Mattia, il ragazzo di Urbino che con Martina passò in discoteca l’ultima sera prima che lei volasse giù, all’alba del 3 agosto 2011, dal sesto piano di un grande albergo di Palma di Maiorca.

Suicidio, disse subito la cameriera che era stata l’unica testimone oculare della caduta, suicidio l’ipotesi con la quale la polizia spagnola archiviò il caso. Suicidio, infine, la tesi che da sempre sostengono i due imputati, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, dal balcone della cui camera la ragazza precipitò. Ma che ragione avrebbe avuto Martina di buttarsi di sotto, come raccontano i suoi improvvisati compagni di stanza che per la procura starebbero cercando di sgravarsi dalla responsabilità di una violenza fallita, cui lei cercò di sfuggire scavalcando il balcone ma cadendo giù? Ecco allora che diventa fondamentale la testimonianza di chi ci parlò quasi per ultimo, Mattia.

Agli inizi del 2014 ci volle del bello e del buono per rintracciarlo. Si sapeva soltanto che Martina aveva flirtato in discoteca con un ragazzo il cui nome era questo, ma del quale nessuno sapeva il cognome. I genitori lanciarono un appello a Chi l’ha visto? Lui, dopo qualche giorno, si fece vivo coi carabinieri di Urbino, la sua città. Poi il racconto fatto alla polizia giudiziaria di Genova nelle cui mani era allora l’indagine, ribadito adesso in aula. Ci siamo visti e ci siamo subito piaciuti, spiegò Mattia, tanto che ci isolammo dalle rispettive comitive per rimanere a parlare da soli.

Qualche chiacchiera, una simpatia a pelle, un bacio e la delusione di lui che stava per finire la vacanza: sarebbe ripartito l’indomani. Fecero appena in tempo a scambiarsi gli indirizzi su Facebook, lo studente marchigiano prese l’aereo proprio mentre lei moriva. E tuttavia il ricordo che ha di quella sera non lascia spazio ad equivoci, non almeno nel colloquio con la polizia. «Lei era serena, tranquilla, non mostrava alcun segno di alterazione».

Insomma, di tutto dava l’idea meno che una che nel giro di poche ore avrebbe scelto di suicidarsi dopo una scena isterica in un’anonima camera d’albergo. L’altro pezzo forte della giornata di oggi al processo (in aula anche due medici che avevano avuto in cura Martina all’epoca della sua leggera depressione) è stata appunto la testimonianza dei genitori, Bruno, ex organizzatore sindacale dei portuali genovesi, e Franca.