L’emozione di Crosetto: "Racconti più forti dei libri: nazifascismo da condannare"

Il ministro: "Non c’è nulla come le testimonianze per far capire cosa è stata la guerra". Platea scossa dall’esperienza di monsignor Giovannetti e Giuseppa Corneli quel 29 giugno.

L’emozione di Crosetto: "Racconti più forti dei libri:  nazifascismo da condannare"

L’emozione di Crosetto: "Racconti più forti dei libri: nazifascismo da condannare"

Ascolta, immobile. La testimonianza di monsignor Luciano Giovannetti che quella mattina del 29 giugno 1944 aveva nove anni e serviva Messa insieme agli altri chierichetti, tutti intorno a don Alcide Lazzari quando entrarono i nazisti, mitra in pugno. Ascolta immobile, il ministro della Difesa Guido Crosetto quasi come se volesse "vedere" attraverso le parole, l’orrore vissuto dalle vittime dell’eccidio e quel bambino che riuscì a mettersi in salvo con la mamma nascondendosi nei boschi "anche se pensavamo di morire perchè i tedeschi sparavano a ogni arbusto rastrellando la zona". Non li videro e a 94 anni è qui, davanti al presidente Mattarella, accanto al vescovo Migliavacca e all’amico di sempre, monsignor Franco Agostinelli. Ricorda tutto, Giovannetti: "Non si può dimenticare, quello che ho visto lo sogno ancora la notte: il paese che brucia, i morti, le urla. Oggi penso ai bambini in Ucraina, Israele e in Terra Santa che vivono lo stesso orrore". La sua storia scava nella memoria e nel presente, tra la guerra di ieri e quelle di oggi.

La sua storia e quella di Giuseppa Corneli, giovane sposa che vede trucidare il marito e i tre figli nel cortile di casa. Resterà con una figlia e un bambino che i nazisti avevano già messo accanto al babbo per fucilarlo ma fu risparmiato perchè troppo piccolo. Drammi che scuotono mentre l’attrice Ottavia Piccolo dà voce alla memoria di queste storie. Eppoi c’è la testimonianza di Ida Balò, 94 anni, che piomba come un macigno nella piazza della strage. Crosetto ascolta, immobile. E sottolinea la potenza delle testimonianze. "Non c’è nulla di più significativo dei racconti delle persone che hanno vissuto l’orrore. Non c’è nulla come i racconti dei testimoni per far capire cosa è la violenza, cosa è stato in nazifascismo, quale percorso drammatico è stato per il nostro Paese per ciò che ha prodotto: divisioni, dolore. Bisognerebbe ascoltarle queste persone: non ci sono libri che possano trasmettere con la stessa forza, cosa è successo".

Intreccia il filo del 25 aprile tra l’orrore di allora e quello di oggi, in Ucraina, in Israele e a Gaza. E spiega: la festa della Liberazione "ricorda che se tu non combatti per la giustizia e per la libertà, non ce le avrai mai".

Le bandiere tricolori sventolano dai balconi e tra le mani dei bambini che salutano Mattarella e Crosetto, incorniciando nell’entusiasmo della festa la gratitutide per una presenza che in questo borgo, 79 anni dopo la tragedia, lascia un segno indelebile.

Lucia Bigozzi