L’altra arte: quei volti di donne da non perdere

Dalla Madonna del Parto allo sguardo dell’Annunciazione di Cortona a La Verna: flash da riportare a casa tra i bagliori dei mercatini

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Quei volti nella folla. Continua il nostro viaggio tra le pieghe dell’arte aretina. Tra capolavori ma non solo, alla ricerca degli sguardi che un turista dovrebbe intercettare, insieme ai sapori della Città di Natale. Un turista o anche chi viva qui da un botto di anni e magari, come ciascuno di noi, non trovi il tempo di guardarsi intorno. Senza pretese di completezza, suggerimenti a bordo pagina: o a bordo tela.

Volti di donne, in questo caso: nel fine settimana che le mette finalmente al centro dell’attenzione, sia pur solo per dire basta alle mille violenze che sono costrette a subire. Volti di donna? Difficile non partire da una serie di puntata in provincia. La prima dalle parti di Monterchi, la "Madonna del Parto" di Piero. La mano delicatamente sul ventre che richiama una nuova vita, la "foto" del gesto tipico di chi aspetta un figlio. La regalità implicita nello sguardo. Lo sguardo pensoso, abbassato, proprio come avevamo registrato nella Maddalena in Cattedrale: e che come in quella rimbalza il centro del quadro su chi la guarda, andando oltre la semplice linea fiera del collo.

La seconda mini-trasferta non può che essere a Cortona, faccia a faccia con l’Annunciazione del Beato Angelico. Un volto, anzi due. Quello dell’angelo con il dito alla bocca, che sembrerebbe fare silenzio, se il volto non fosse per nulla imperioso e la direzione non fosse quella di una colomba. E il volto di "Maria che non si ritrae come in tante rappresentazioni analoghe, in un dialogo muto fatto più di gesti che di parole, lettere che pure escono dalla bocca.

Continuiamo il nostro viaggio. Con l’auto e l’attenzione che risalgono le curve della Verna, fino alle robbiane che ne scandiscono le pareti. Un’altra annunciazione, un’altra espressione profondissima con lo sguardo abbassato, nell’immagine perfetta della adesione alla scelta di vita che le è stata appena annunciata. Fino all’intensità vertiginosa delle donne nella Crocifissione delle Stimmate. Maria in testa, raccolgono il corpo del Cristo, Una con la maternità ferita nel cuore e il dolore che il silenzio enfatizza. L’altra che alza lo sguardo con fierezza e perfino con rabbia, quasi a rimprovero della mostruosità che avrebbe cambiato la storia: uno sguardo di accusa che ti resta attaccato addosso, amplificato dalla croce ormai spoglia, sormontata dallo strazio della natura.

E che trova la sua sintesi nel pellicano appollaiato sulla croce, che dà da mangiare ai i propri figli svenandosi. La parabola di una maternità assolutamente femminile. E in città? L’immagine negli affreschi di Piero a San Francesco della Regina di Saba: lo sguardo rassegnato di chi ha il presagio della tragedia della croce e l’intuizione tutta femminile che la blocca sull’orlo del ponte che della croce sarebbe diventata la base.

E infine la Madonna del Conforto: senza alcun particolare valore artistico ma con l’espressione spartana che ne avrebbe fatto il cuore della devozione aretina.

Alberto Pierini