La risalita del borgo trainato dal Pnrr: la strada, il museo, le case, il turismo

Castelnuovo dall’eccidio sulla rupe alla diaspora dopo gli espropri dell’Enel. Il paese rivivrà col progetto che punta su turismo, cultura e social housing per giovani

Arezzo, 24 febbraio 2022 - «Se sogno, sogno il vecchio borgo e un pochino più sotto la mia casa proprio dove adesso c’è il lago. Avevo vent’anni quando la buttarono giù, le ‘Bette’ (ruspe) mangiavano, mangiavano e alla fine ci arrivarono addosso. Facemmo le valigie e venimmo qui». Nella nuova Castelnuovo dei Sabbioni che guarda il vecchio paese dove la vita va inesorabilmente in polvere: solai crollati, tetti sfondati, l’edera che si è mangiata i muri, i rovi e il tempo che hanno quasi cancellato persino gli enigmi di ’Ivo il tardivo’, il personaggio di Alessandro Benvenuti che fece conoscere al mondo la storia magica del villaggio di minatori, anarchici e comunisti grazie alla passione di un giovane autistico. Castelnuovo, sopravvissuto alla guerra e all’eccidio, cancellato dalle miniere di lignite che non risparmiarono case, chiese e il Castello di Pianfranzese. Iva Mugnai oggi ha 71 anni, conserva il ricordo e sorride. La sua casa non c’è più, inghiottita dall’acqua che ha riempito il cratere per nascondere lo scempio degli scavi minerari, ma il paese dove è nata rivivrà grazie ai venti milioni del Piano di rinascita che Castelnuovo si è aggiudicato vincendo sui 43 borghi toscani in gara.

«Non è che sono contenta, di più. Lì ci sono i miei ricordi di adolescente e sono indelebili». «C’è un capannino dove andavamo a fare l’amore», ricora il marito Mario Tinacci. Sono loro alcuni degli esuli in patria. Come i figli del terremoto o del Vajont. Ma in questo spicchio di Valdarno dove vivevano 2mila persone non è stata la furia della natura, bensì la mano dell’uomo. E il paese – e il lavoro – ha finito per uccidere sè stesso.Perché a pieno regime la miniera ha dato lavoro a cinquemila persone e l’esproprio della case era solo il prezzo da pagare a una crescita che sembrava senza fine. «Quando qualcosa ci viene portato via in maniera brutale, il legame resta fortissimo, per questo abbiamo sempre conservato la memoria. E ora Castelnuovo è un simbolo di Cavriglia, del Valdarno e della Toscana intera», sospira il sindaco Leonardo Degl’Innocenti Sanni.

Il borgo rivivrà grazie a un progetto che punta sul turismo con un albergo diffuso, alla cultura con un museo d’arte contemporanea e la casa degli artisti ma anche ad una social housing per giovani. «Vogliamo che sia vissuto da giovani coppie». E poi botteghe di antichi mestieri e attività commerciali. Dal giorno del grande ’azzardo’ sono passati quasi vent’anni. «Il Comune comprò il borgo da Enel con l’utopia di poterlo recuperare ma non ce l’avremmo mai fatta senza il Pnrr», ripercorre Filippo Boni, scrittore, giornalista e ora vicesindaco che alla sua terra ha dedicato carta e impegno. «Mio nonno aveva la macelleria laggiù», nel cuore dell’acropoli fantasma. Nel ’94 chiusero le attività estrattive andate avanti per 100 anni sotto terra e per altri 50 in superficie. Di lì la distruzione dell’intera vallata con qualcosa come 450 milioni di metri cubi di terra mossa. Nel ’95, nell’anno zero dell’abbandono, arrivò Benvenuti. «Voleva portare il disagio sullo schermo raccontando la storia di un autistico e Enzo Brogi, allora sindaco, gli disse ‘il paese abbandonato ce l’ho io’».

Dopo l’acquisto, contestato, il sogno faticoso della rinascita. I primi finanziamenti regionali e comunali, sudati centesimo dopo centesimo arrivarono un poco alla volta. Cinque milioni di euro per rifare la strada che porta al paese vecchio, tirare su il Museo minerario, un complesso moderno che racconta la storia del territorio, in cui ha trovato dimora anche una radio e la casa della Memoria, accanto alla rupe dove i nazisti sterminarono 74 uomini, come secoli prima di loro avevano fatto i Pazzi. Adesso i venti milioni di finanziamento completano un puzzle di 150-160 milioni che disegneranno la Cavriglia del futuro. Ottanta messi da Enel per la riqualificazione ambientale, altri venti per le terre Tav per il ripristino dell’area mineraria, e altri 40 per il Parco dello sport. Una parte del piano di valorizzazione delle discariche, è già avviato con il campo da golf e due anelli ciclopedonali. A lavori iniziati si pensa a un migliaio di addetti. «Per noi è un nuovo rinascimento del Valdarno» chiosa il sindaco. E «un orgoglio» per Benvenuti, l’Ivo della pellicola. «Sento di essere stato, attraverso il film, una delle rotelle che hanno permesso di salvare questo paese». E Ivo? «Sarebbe davvero felice». Se lo dice Enzo Brogi, il sindaco della grande sfida.