Salvatore Mannino
Cronaca

La procura non molla: archiviate Fredy, è legittima difesa

Il Pm Rossi: posizione, pistola e movimenti del ladro, perchè il caso va chiuso. Il Gip ha tre scenari: chiudere tutto, chiedere altri accertamenti o mandare Pacini a processo

Fredy dopo l'incontro con il Pm

Arezzo, 7 novembre 2020 - Ormai è un braccio di ferro, nel quale la procura non molla: il caso di Fredy Pacini, il gommista con la pistola che uccise il ladro entratogli in ditta per la trentanovesima volta, va archiviato. Nonostante le perplessità espresse in udienza dal Gip Fabio Lombardo, che aveva chiesto un supplemento di indagine, poco convinto del fatto che non ci fosse eccesso di legittima difesa e dunque omicidio colposo.

Il procuratore Roberto Rossi questa coda d’inchiesta l’ha portata a termine in tempi da record, appena due mesi sui sei che gli aveva concesso il giudice, e adesso si schiera pari pari sulla posizione che era stata del collega Andrea Claudiani, dal quale aveva ereditato il fascicolo: archiviate Fredy, la sua è stata legittima difesa, sia pure sotto il profilo putativo.

Che vuol dire? Che Pacini, secondo i Pm, quando, la notte del 28 novembre 2018, sparò cinque colpi di rivoltella contro il ladro moldavo Mircea Vitalie (alias Vitalie Tonjoc), due dei quali a segno, credeva di essere in pericolo di vita, per quanto oggettivamente non lo fosse. Le risultanze del supplemento d’indagine, gli accertamenti dei carabinieri e i quesiti posti ai periti, per Rossi lo confermano.

La parola passa dunque a Lombardo. Teoricamente ha tre scenari davanti. Il primo è seguire stavolta la strada indicata dal procuratore e archiviare, il secondo è invece chiedere un’ulteriore coda d’inchiesta per chiarire quello che non gli fosse ancora chiaro, il terzo, infine, il più clamoroso, sarebbe ordinare ai Pm di formulare l’imputazione coatta.

Fuori dal gergo, di mandare Fredy a processo, per omicidio colposo, appunto, ed eccesso di legittima difesa. Ci vorranno alcune settimane, se non di più col Covid, che per il gommista significa rimanere su una scomodissima graticola. Il Gip aveva chiesto una serie di approfondimenti sui punti che lo lasciavano più perplessi. Il primo riguardava le alternative che aveva Pacini invece di sparare: poteva chiudersi nel soppalco dal quale spianò la pistola verso il basso e dove dormiva ormai da anni per difendere la sua azienda dai ladri?

La camera da letto, spiega il supplemento di indagine, era effettivamente protetta da una porta a vetri che si poteva chiudere a chiave, ma che resistenza poteva offrire dinanzi a uno sconosciuto armato di mazza? Fredy insomma poteva legittimamente sentirsi minacciato nella sua sicurezza.

La seconda questione è di come Vitalie, cui il proiettile aveva frantumato il femore, tranciando l’arteria femorale (da qui l’emorragia interna causa della morte) potesse aver fatto il balzo della fuga che racconta Pacini. Difficile, risponde il medico legale, quasi impossibile. Ma questo non esclude, ipotizza Rossi, che possa averlo aiutato uno dei complici mai trovati. Infine la pistola.

Era perfettamente funzionante, risponde il perito balistico Paride Minervini, compreso il meccanismo laser di puntamento. Ma non serve, secondo la procura, ad escludere la legittima difesa. E il Gip Lombardo cosa ne pensa?