La Fiera vola: poi torrenti tra i banchi La bufera frena la tre giorni più attesa

Cresce l’affluenza, tanti anche gli stranieri. Il grosso degli antiquari non molla: fugge a salvare la merce ma riapre

La Fiera vola: poi torrenti tra i banchi  La bufera frena la tre giorni più attesa

La Fiera vola: poi torrenti tra i banchi La bufera frena la tre giorni più attesa

di Alberto Pierini

AREZZO

"Serve un ombrello?": la domanda è il trionfo della retorica, sotto l’acquazzone che in un attimo si abbatte su San Francesco. E insieme, naturalmente, sul resto del percorso. Ma per una mezz’oretta balla solo lui: si affaccia sul sagrato con una ventina di ombrelli, in pochi minuti li finisce o quasi. Sono le 14 e qualche minuto: e un pezzetto di Fiera finisce lì.

Una Fiera che dopo la partenza di pubblico non travolgente del venerdì gonfia le vele. Lo vedi subito dalla prima mattina: i parcheggi pieni, la classica coda di gente in Guido Monaco, le frenate imbarazzate di chi non conosce la città e cerca un posto al sole. Sì, perché a lungo il sole c’è, nella seconda mattina della tre giorni.

Le nuvole volano alte e la Fiera si trasforma in un happening di gruppo. Capita raramente di vedere all’ora di pranzo tali squadre di antiquari mangiare insieme. L’evento vive di gavette solitarie, ieri apparecchiavano per sei o per otto, raccogliendo i colleghi dagli altri stand. E il dio della pioggia, dopo mesi di sostanziale assenza dalla sua vittima preferita, è lì che non ha resistito.

In pochi minuti si rovescia sul centro un vero acquazzone: in tutto saranno una dozzina di millimetri, poca cosa per gli appassionati delle precipitazioni. Ma bastano e avanzano a far correre veri torrenti tra i banchi. Gli antiquari si precipitano a proteggere la merce. Che in qualche caso è fragile, fragilissima all’acqua: se arrivi carico di libri, rischi di tornare a casa a mani vuote.

Per mezz’ora si vive sull’orlo dei torrenti: c’è chi è immerso dentro con le "fradito" perché l’estate è estate. E chi si ferma a lungo nei punti coperti pur di reggere. I locali erano già pieni: le code diradate del venerdì lasciano il posto a quelle più convinte del sabato. Ma chi si ritrova sotto la pioggia ad aspettare un tavolo molla subito, anzi si molla al volo. Una doccia fredda che non cambia però il colpo d’occhio della tre giorni.

Il serpentone di banchi ereditato dal bando regge anche alla prova del sabato. Se aumenti di un giorno la corsa, il rischio che qualcuno se ne vada prima, in bando alle regole, esiste. Ma lo fanno in pochi: in piazza Grande qualche vuoto in più c’è e anche in piazzetta Madonna del Conforto, uno dei punti diventati caldi del percorso.

Ma per il resto anzi emergono dettagli sfuggiti al primo giro. Ad esempio via Cesalpino è tornata a pieno titolo una strada della Fiera. Lo è sempre stata, beninteso, ma se ti presenti con un banco a due fai fatica ad affermarlo davvero. No, la densità di stand è aumentata: e finalmente comincia ad andare al ritmo nei negozi di antiquariato, che qui hanno ormai alcune delle perle migliori del percorso.

Resta disoccupata via Bicchieraia, ma faceva parte delle regole di ingaggio, e così piazza della Badia, ma era un destino segnato da quando è stata sottratta al regno degli artigiani. Certo, qua e là in centro restano isole di antiquariato poco credibili, e la prossima scommessa dovrà almeno sfiorare il discorso della qualità. Un’altra partita da vincere: perché se in un banco ci sono buone occasioni e qualche "sola" fa parte del gioco, ma se un intero banco non ha nulla a che vedere con i pezzi d’epoca no.

Però di fatto il turismo risponde: ci sono tanti stranieri, asiatici in forze e il sabato rimpolpa anche la pattuglia degli italiani. I numeri rafforzati dalle domande aprono spiragli promettenti all’antiquaria dei prossimi mesi. E chissà che coraggio per coraggio non si riesca finalmente, magari impostando la scelta sul prossimo anno, a dare un volto diverso alle edizioni estive. L’esperimento della tre giorni è di sicuro da ripetere, certo pescando incroci giusti: ma va accompagnato da una campagna promozionale superiore a quella messa in campo stavolta. La Fondazione ne ha le capacità e i mezzi, e in fondo basta decidere di dare una scossa con un pizzico di anticipo in più.

Le borse speciali dei 55 anni alimentano il senso di appartenenza. Ma lasciano il magone di non vedere più negli angoli strategici i veterani tra gli antiquari e perfino gli ultimi pionieri. Il tempo passa per tutti ma affacciarsi in piazza Grande senza incrociare alcuni volti storici fa male. E sarebbe almeno bello conservarne la memoria.