LILETTA FORNASARI
Cronaca

La colonna del Risorgimento, scontro politico

Pensato e realizzato nell’ultimo scorcio dell’800 a memoria dei caduti dell’Indipendenza. Fu la Sinistra a volere per esso Piazza del Popolo

di Liletta Fornasari

L’Archivio Storico del Comune di Arezzo è sede di una raccolta interessante di cimeli storici, che parlano della nostra città. Come dettagliatamente descritto da Luca Berti in Annali Aretini nel 2003, la collezione è fatta di medaglie, di dipinti, di bozzetti per monumento e di statue dismesse, come quella del Legionario di Italo Ghiselli e il busto di Umberto I, già parte del monumento inaugurato in piazza della Badia nel 1904 e realizzato da Pietro Guerri.

A questo proposito di esso si ricorda la ricostruzione voluta da Roberto Benigni nel film La Vita è bella, facendo finta che il distrutto basamento in travertino ci fosse ancora, sebbene nascosto da sacchi posti a protezione. Un bozzetto dell’Archivio Storico comunale importante è quello del monumento di Piazza del Popolo che, alto sedici metri e in marmo bianco di Carrara, è dedicato ai caduti delle patrie battaglie risorgimentali. Molti gli studi che di esso, inaugurato il 20 settembre del 1880, decimo anniversario della presa di Porta Pia, sono stati fatti recentemente nell’intento di inquadrare la sua storia all’interno di un panorama politico allargat. Si rimanda al saggio di Catia Perugini in Notizie di Storia (2002), al volume di Franco Cristelli dal titolo All’Ombra di tre monumenti edito nel 2020 (Edizioni Nuova Prhomos) e quello, sempre nel 2020, di Luigi Armandi intitolato I settemila eroi aretini del Risorgimento (Edizioni dell’Assemblea).

Partendo dal bozzetto, preme ricordare che già dal 1876 fosse attivo un comitato provinciale per il monumento, all’epoca presieduto dal sindaco di Arezzo, Angiolo Mascagni, uomo schierato politicamente con i moderati di sinistra, ma come scrive la Perugini, di “ampie vedute liberali” e non per caso appartenente alla Loggia massonica Cairoli. Tra le cinque proposte presentate, nell’autunno del 1876, la commissione, fu scelta quella di Giuseppe Aretini(1845-1919), ingegnere impiegato presso Ufficio tecnico comunale.

Il bozzetto in legno, alto cm 134 e articolato in tre parti smontabili, fu presentato nel Palazzo Comunale nel febbraio del 1877. Inizialmente l’idea partita dalla Loggia Cairoli era quella di fare un “modesto monumento” nel pubblico cimitero e in seconda istanza invece si optò per innalzare “una guglia, una colonna, qualcosa insomma di più grandioso” facendolo diventare un monumento provinciale, detto anche Colonna dell’Indipendenza. Fu aperta una sottoscrizione. Il 22 novembre del 1876 erano state già raccolte 3749 lire.

Il basamento reca scolpiti i nomi dei caduti aretini e numerosi stemmi. Esso fu opera di Emanuele Piniper la parte scultorea, affidando quella architettonica al marmista di Luigi Castellucci e l’epigrafe a Cosimo Severi.

Rispetto al bozzetto, con il piedistallo recati le formelle con i busti del Re Vittorio Emanuele II e di Garibaldi, la colonna termina con una sfera su cui è infissa la stella d’Italia. Accesi scontri politici- scrive la Perugini-nacquero in sede di Consiglio Comunale sulla scelta della collocazione. La Destra proponeva una zona marginale del Prato, contrariamente alla sinistra progressista che voleva un luogo centrale e a tale proposito fu poi scelta Piazza del Popolo.