FOIANO
Cronaca

La cimice arriva dall’Asia "Si dimezzano i raccolti"

Adesso ci si mette pure l’insetto originario di Cina, Giappone e Taiwan, sbarcato in Italia a bordo di container a mettere in pericolo le coltivazioni

di Lucia Bigozzi

Ci mancava la cimice asiatica e togliere il sonno agli imprenditori agricoli della Valdichiana. Non bastavano gli effetti della pandemia e quelli della guerra in Ucraina coi prezzi alle stelle delle materie prime, adesso ci si mette pure l’insetto originario di Cina, Giappone e Taiwan, probabilmente sbarcato in Italia a bordo dei container.

Si tratta di un "flagello" per i frutteti della vallata aretina al punto che dalle stime di Confagricoltura Arezzo, a rischio sarebbe il 50 per cento della produzione. Sono i numeri a fotografare la portata del pericolo e del potenziale danno: 120 le aziende che producono circa cinquantamila tonnellate all’anno di frutta su una superficie complessiva di quasi duemila ettari. E se le previsioni parlano di metà della produzione in pericolo, a questo va aggiunto un altro dato, già entrato nei bilanci aziendali: circa il 20-30 per cento di maggiori costi dovuto ai rincari.

Nell’Aretino si produce il 60 per cento della frutta "made in Toscana" con la Valdichiana al centro, ma ora "senza un piano di tutela concreto c’è il rischio di vedere la produzione dimezzata" è l’allarme di Carlo Bartolini Baldelli, presidente di Confagricoltura Arezzo.

Per i frutticoltori è un problema irrisolto da anni e per il quale l’associazione di categoria chiede alla Regione Toscana "di attivarsi nei confronti del governo per prevedere un sistema di difesa dall’insetto". Il punto è che "ad oggi in Italia non è riconosciuto ufficialmente nessun tipo di difesa nei confronti della cimice asiatica" anche perché l’uso degli insetticidi è vietato. Ma un’alternativa c’è: un "combattimento bio" tra la cimice asiatica e la "vespa samurai" in grado di ridurne la capacità riproduttiva.

Tuttavia, anche in questo caso "occorre un quadro normativo chiaro o perlomeno un’azione che preveda una sperimentazione", avverte Ghini e su questo Confagricoltura Arezzo sollecita l’apertura di un tavolo tecnico decisionale per ricercare una soluzione sostenibile. Antonio Tonioni, imprenditore e presidente del comparto frutta per l’associazione di categoria, è categorico: "I frutticoltori vogliono continuare a produrre nel pieno rispetto della legge; vogliono che sulle tavole dei consumatori arrivino prodotti eccellenti e naturali, ma non vogliono assistere impotenti a danneggiamenti dei raccolti e al conseguente arrivo sul mercato di prodotti stranieri, quelli sì, trattati chimicamente".

Non solo, ma da produttore rilancia: "Se l’utilizzo dell’antagonista naturale è osteggiato poiché non autoctono, ci troviamo in un vicolo cieco in cui l’agricoltura è costretta solo a pagare i danni della globalizzazione e non a sfruttarne le opportunità".