"L'ostia con i guanti? Mi rifiuto": il parroco top gun contro i divieti

L’omelia di don Leoni, ex elicotterista dell’Esercito, attacca le norme antivirus. «Non è l’alimentari: dare la comunione non è come preparare un panino. Obbedisco solo al vescovo»

Don Daniele Leoni

Don Daniele Leoni

Arezzo, 12 maggio 2020 - Le sue messe vanno in diretta Facebook ogni domenica mattina. Con le chiese deserte per il coronavirus don Daniele Leoni, parroco di Pozzo e Cesa, affida anche ai social le sue parole, come molti altri sacerdoti. Le sue omelie non passano inosservate perché non sono banali ma soprattutto non fanno sconti su uno dei temi più delicati della fase 2 dell’emergenza virus: quanto lo Stato può limitare e orientare la libertà di culto.

Dal 18 maggio si potrà tornare a messa con una minuziosa regolamentazione degli ingressi e delle fasi della celebrazione: la misurazione della temperatura all’ingresso, l’obbligo di mascherina, i posti contingentati e l’ostia da distribuire con i guanti.

Don Leoni non ci sta e dal pulpito della chiesa di Pozzo, che diventa anche una tribuna virtuale, tuona: «Premetto che rispetterò quelle che saranno le disposizioni del nostro vescovo ma mi rifiuto di pensare che la comunione si possa dare con i guanti – ha scandito nell’omelia di domenica – l’ostia è il corpo di Cristo, non si può pensare che un prete si debba comportare come chi prepara un panino all’alimentari».

Don Daniele, prima di diventare sacerdote cinque anni fa, è stato per diciannove anni elicotterista dell’Esercito. Un top gun che dal 1991 al 2010 ha partecipato alle missioni più pericolose in Albania, Kosovo, Bosnia, Serbia e Iraq.

«La mia vita era bellissima, ma i momenti di pace vera li sperimentavo solo quando stavo con il Signore – ha detto in una recente intervista concessa a Famiglia Cristiana – allora mi arresi ed entrai nuovamente in seminario che avevo frequentato prima del servizio militare. Adesso eccomi qua: prima offrivo servizio a una nazione, adesso a tutti gli uomini.

Non è più un aiuto relegato a questa vita, ma che punta alla vita eterna, dove fonte di ogni forza è Cristo. Il nostro combattimento adesso non è contro le potenze della terra, ma contro le potenze del male: Satana è più che mai attivo e porta avanti la sua strategia agendo contro la fede e contro la famiglia».

Il capitano Leoni diventato don Daniele preferisce non rispondere alle nostre domande. Affida alle dirette delle ultime omelie, ancora visibili sul social network, il suo pensiero. «Il ministero dell’Interno – afferma il parroco di Pozzo e Cesa in un altro passaggio – non può stabilire, anche con il via libera della Cei, cosa si può fare e cosa no durante le celebrazioni.

È come quando i preti dicono se è giusto o no regolarizzare 600 mila immigrati: noi dobbiamo portare la parola del Signore, non entrare nelle dinamiche politiche ed economiche che competono a chi ci governa. Allo stesso modo la Chiesa merita rispetto: ci sono fedeli che in alcune parti del mondo vanno alla messa rischiando di essere uccisi o perseguitati. Qui invece ci chiedono di conservare le ostie nel cellophane come fossero patatine fritte».