Salvatore Mannino
Cronaca

Industria, 30% già in moto: La metalmeccanica quasi al completo, oro e moda si preparano

Quelli che non si sono mai fermati e quelli che invece hanno riacceso o stanno riaccendendo i motori. Una mappa va da Ceia a Saima, da Menci a Ittedi

L'industria del vetro

Arezzo, 24 aprile 2020 - Così fan tutti (o quasi). Sì, la riapertura anticipata non arriva ancora (e a questo punto diventa difficile ripartire lunedì con nemmeno due giorni feriali davanti) e molte aziende, almeno fra quelle più importanti, si arrangiano come possono. O sulla strada di Prada, che ha ricominciato in deroga con 200 dipendenti su 2200 richiamati al lavoro per preparare i prototipi della collezione autunno inverno di calzature, borse e abbgliamento di lusso, o su quella dell’ampliamento dei codici Ateco, che ha consentito ad altri (e sono tanti, soprattutto nella metalmeccanica) di non chiudere mai o di ricominciare su una corsia preferenziale.

La stima è che al momento attuale, mentre ancora si aspettano notizie certe su cosa servirà per il dopo-lockdown del 4 maggio, sia in attività fra il 30 e il 40 per cento del sistema manifatturiero aretino, sia pure con grandi differenze di settore. L’oro, con l’eccezione dei tre grandi raffinatori Chimet, Italpreziosi e Tca, resta chiuso quasi al completo, come la moda, dove Prada lancia la ripartenza ma ancora non si tira indietro (forse accadrà nei prossimi giorni) il resto del distretto.

La metalmeccanica, invece, ha riaperto le fabbriche (ma spesso non si era mai fermata) pressochè al completo, almeno nelle aziende di maggiori dimensioni. Proviamo a disegnare una mappa, a partire dal nome simbolo di Abb-Fimer di Terranuova (1200 occupati con l’indotto), le due eredi della ex Power One che erano state il simbolo dello scontro aziende-sindacati al momento del Chiudi-Italia, con la prima decisa ad andare avanti (come poi è successo) e i secondi sul piede di guerra, nonostante le imponenti misure di sicurezza decise per evitare il contagio negli stabliimenti.

Non si è mai fermata neppure la ex Sirio Panel, ora Leonardo (ex Finmeccanica, un vero colosso nazionale), di Levanella, 300 dipendenti che producono componentistica aerea. E’ una delle poche imprese che hanno avuto la deroga della prefettura, insieme all’indotto, perchè stratetica nel settore della difesa. Anche la Ceia di Civitella ha continuato la produzione nonostante il lockdown

: i metal detector di cui è una delle maggiori aziende in Italia (ha vinto importanti commesse anche negli Stati Uniti) sono un’altra produzione strategica, che serve negli aeroporti come nelle metropolitane. Idem dicasi per Saima di Indicatore, che proprio nelle settimane del virus ha riconvertito in parte l’attività, gettandosi sul mercato emergente della sicurezza anti-contagio.

L’ultima novità è stata presentata nei giorni scorsi: un sistema di ingresso elettronico che misura in automatico la temperatura e contigenta contemporaneamente gli accessi. Inutile dire che l’azienda ci conta molto per raccogliere commesse in gran numero nel mondo che dovrà convivere con il Covid, dagli aeroporti alle metropolitane.

Sono ripartite o si apprestano a ripartire anche altre aziende che a metà marzo avevano serrato i battenti, mettendo gli operai in cassa integrazione. Menci di Castiglion Fiorentino (300 occupati), ad esempio, è tornata a produrre rimorchi per i Tir, sia pure ancora a ritmo ridotto rispetto al potenziale.

Ritorno in fabbrica imminente pure per la Ittedi di Pergine (più di cento dipendenti), legata alla filiera nazionale dell’automotive, che in tutta Italia sta scalpitando per riprendere il lavoro. In Casentino non si sono mai fermate la Borri e la Ceg di Bibbiena, legate alla filiera dell’elettico come la Lincoln Electrics di Corsalone.

E sempre attiva è rimasta anche la Tratos Cavi di Pieve Santo Stefano (300 occupati), i cui cavi sono quasi essenziali per Telecom ed Enel. Considerando che anche le aziende orafe (1200 fra produttive e commerciali) e quelle della moda (altre 800) si stanno preparando al rispetto delle regole della riapertura, è tutto un mondo delle imprese che scalda i motori. Prima è e