Incidenti, incubo "73": il tratto della morte è tra Olmo e San Zeno

L'Aci disegna il nuovo quadro del pericolo stradale: i tratti più critici dalla rotonda fino all'inceneritore. Seguono la "71" da Policiano a Rigutino e poi il raccordo

L'incidente sulla 73

L'incidente sulla 73

Arezzo, 10 novembre 2018 - Quando comincia quel tratto i più superstiziosi (o magari credenti...) non si fanno il nome del padre ma solo per evitare di mollare il volante, Perché il vero rischio in macchina è in gran parte concentrato lì. Lì, tra la maxirotatoria di Olmo e San Zeno: anzi oltre, fino al bivio per il sentiero della bonifica, poco dopo lo snodo dell’inceneritore. Pochi chilometri ma da fare con l’attenzione che si riserva alle autostrade. Gli ultimi dati dell’Aci sugli incidenti stradali sono chiari e confermano un trend che viene da lontano.

Si riferiscono al 2017 e tra l’altro fotografano una situazione complessiva in miglioramento: meno incidenti di un anno prima (1065 contro 2000, un crollo verticale), meno feriti e anche meno vittime, 24 contro 28. Anche se poi il diagramma del dolore ha davvero poco a che spartire con i numeri. Ma alti o bassi che siano la linea nera continua a passare da lì, dalla ex statale 73. Nel quadro allestito dall’Aci il dato emerge plastico: in nero ci sono le strade dove sono avvenuti più di 5 incidenti per ogni chilometro.

E quella traccia di nero colora il nodo di Olmo come un cappio. Parte, per essere precisi, ancora prima della rotatoria: perché uno dei tratti critici è più o meno dalla zona della Mossa in su. E la conferma del pericolo diventa evidente subito dopo. Prima tra la rotonda e San Zeno. E poi nella dritta subito dopo San Zeno. Una dritta insidiosa, perché da una parte solletica un aumento di velocità e dall’altra si va ad incrociare con una serie di stradine locali e di deviazioni che sono altrettanti «trabocchetti» nei quali è facilissimo cadere.

Un tratto costato carissimo in particolare ai motociclisti: quasi identica la dinamica, metti la freccia, impegni la sede stradale opposta, chi arriva non calcola bene la distanza o si fa prendere in contropiede e lo schianto è servito. Infinitamente più pericolosa perfino della Due Mari che gli corre a fianco, in uno dei tratti di superstrada più imbarazzanti di Italia, sia in termini di larghezza della carreggiata sia di condizioni del manto stradale.

L’unico tratto a quel livello di pericolo è dall’altra parte del nodo di Olmo: stavolta sulla ex statale 71, da Policiano a Rigutino. Ed è un dato che anche al di là dei numeri gli utenti di quella strada conoscono a memoria. «71» che non molla certo la presa del pericolo. Perché è poi la strada a maggior codice rosso: è quello appena sotto la 73, indica dai 3 ai 4 incidenti per chilometro. Bene, in quella condizione ci sono la zona del Matto, il bivio di San’Anastasio, la zona subito prima Castiglion Fiorentino, il Sodo, la piana del Vallone. E tanti sull’altro ramo, quello casentinese.

Ceciliano, la zona tra Stroppiello e Giovi, la Zenna, Calbenzano, il tratto di Pieve a Socana, il Corsalone e i chilometri che precedono Bibbiena. Un puzzle di asfalto che ha gli stessi pericoli di una delle arterie più calde della provincia: il raccordo. Quasi tutto in rosso, quasi tutto segnato da un numero di incidenti che non arretra neanche negli anni migliori.

Il grosso degli episodi (il 49%) si concentra nelle strade urbane ma la stragrande maggioranza degli incidenti con morti o feriti (circa l’86%) ricade in quelle extraurbane. Numeri da leggere ma da non memorizzare. Meglio limitarsi a meditarli: e a frenare ovunque sia possibile