Ilaria Bidini, da cavaliere a dottoressa: si è laureata con gli auguri di Mattarella

La paladina dei diritti contro il bullismo discute la sua tesi. Dal Quirinale il messaggio di chi l'aveva nominata cavaliere. "Sogno di diventare educatrice"

La laurea di Ilaria Bidini

La laurea di Ilaria Bidini

Arezzo, 12 luglio 2018 - Aggiunge anche il titolo di dottoressa a quello di cavaliere. E' stato il grande giorno per Ilaria Bidini, la giovane aretina diventata paladina dei diritti dei disabili e della lotta al bullismo. E a farle gli auguri trova all'Università anche un telegramma del presidente della Repubblica Mattarella, che già l'aveva scelta per nominarla cavaliere.

«Sconfiggere il bullismo: il contributo dell’educazione» è il titolo della tesi con la quale Ilaria ha concluso il suo percorso al corso di laurea in scienze dell’educazione e della formazione del dipartimento di scienze della formazione, scienze umane e della comunicazione interculturale dell’università di Siena, con sede ad Arezzo. Nella stesura della tesi, Ilaria è stata seguita dalla direttrice del dipartimento, Loretta Fabbri. Un tema, quello del bullismo, che ha segnato la vita di Ilaria fin dall’infanzia.

Affetta da osteogenesi imperfetta, Ilaria vive su una sedia a rotelle e fin da piccola ha dovuto sopportare battute maligne, quando non vere e proprie angherie, da parte di alcuni compagni di scuola. Di recente, gli attacchi sono diventati più pesanti e più vigliacchi, perché perpetrati attraverso la rete, spesso con lo schermo di false identità. Ma Ilaria non si è lasciata scoraggiare e, invece di chiudersi e sparire dal mondo come forse avrebbe voluto chi la attacca, si è fatta coraggio e ha affrontato tutto a viso aperto.

Una lotta che l’ha portata prima a ricevere l’onorificenza di cavaliere della Repubblica da parte del presidente Sergio Mattarella, e ora il traguardo più ambito: la laurea. Non trova le parole, Ilaria, per descrivere la soddisfazione al termine di un percorso con molti ostacoli: «Il primo anno all’università non è stato un granché, ma mi sono resa conto che era anche un problema mio.

Non si pensi che le barriere le abbiano solo gli altri, anche noi le abbiamo e, nel mio caso, avevo paura di non essere accettata, che la mia disabilità spaventasse gli altri. Ho capito molte cose frequenando le lezioni di psicologia sociale. Piano piano sono riuscita a integrarmi ed è stato tutto più semplice». Poi, però, sono arrivati altri momenti brutti. Lo scorso anno la mamma di Ilaria è morta improvvisamente e, quasi contemporaneamente, sono iniziati gli attacchi via web da parte dei cyberbulli: «Ero talmente devastata che ho pensato di lasciare tutto. Ho anche pensato di cancellare da internet tutte le tracce delle battaglie che avevo fatto fino a quel momento, tanto ero ormai convinta che non mi sarei più laureata e che tutto il mio lottare fosse inutile».

Gli affetti più grandi sono arrivati a dare buoni consigli: «Il mio fidanzato, Federico, mi ha aiutata moltissimo e anche i miei amici. Mi era rimasto soltanto l’esame di inglese, e pensavo che non ce l’avrei mai fatta. Invece è andata bene».

Infine, il lavoro sulla tesi: «Mi è piaciuto davvero molto scriverla, ho anche iniziato un percorso con la cooperativa sociale castiglionese: vado nelle scuole a parlare di bullismo e cyberbullismo; parlo ma ascolto anche. Ho conosciuto persone che hanno subito le mie stesse cattiverie, se non peggio e mi sono sentita meno sola. Vorrei che quello del formatore fosse il mio lavoro». Infine, un messaggio a bulli e cyberbulli: «Sprecate il vostro tempo e il vostro fiato, come vedete io raggiungo i miei obiettivi».