
Il processo a Italplan Tutti i dirigenti assolti per la bancarotta "Il fatto non sussiste"
AREZZO
Dal sogno dell’alta velocità brasiliana all’incubo della chiusura per bancarotta. I dirigenti della Italplan di Terranuova, sono stati assolti ieri da ogni accusa nel processo che li vedeva imputati per bancarotta fraudolenta. Nel 2005 la Italplan, 40 dipendenti, aveva ricevuto l’incarico di progettare la ferrovia tra Rio de Janeiro e San Paolo. Una commessa da 400 milioni che per una società innovativa e di valore ma relativamente piccola poteva significare la svolta. Cinque anni di duro lavoro per realizzare il progetto preliminare e poi per quello esecutivo. Sembrava l’affare che avrebbe cambiato la storia dell’Italpan è stata invece la mazzata che ha determinato il fallimento dell’azienda valdarnese. Il committente dell’epoca, la società concessionaria delle ferrovie brasiliane Valec, cambiò improvvisamente idea e non onorò i suoi impegni milionari. Nel 2010 Il caso fu portato anche all’attenzione dell’allora ministro degli Esteri Franco Frattini, morto da poco, dall’assessore alle Attività produttive della Regione Gianfranco Simoncini. Ma gli appelli al governo sudamericano finirono nel vuoto e la Italplan fu costretta a chiudere i battenti nel 2016.
Ne nacque anche una serie di paradossali vicende giudiziarie: nel 2012 il tribunale di Arezzo bloccò tutti i conti correnti delle rappresentanze diplomatiche brasiliane in Italia in seguito all’ennesimo rifiuto da parte del Brasile al pagamento. Nel 2021 la Cassazione fece invece carta straccia del decreto ingiuntivo che la società di progettazione aretina era riuscita a ottenere contro la repubblica brasiliana. Questioni complesse di diritto internazionale, legate al rispetto di trattati bilaterali, stopparono la richiesta della somma da parte dell’Italplan.
Restava l’ultimo filone, quello con l’ipotesi di accusa formulata dal pm Julia Maggiore di bancarotta fraudolenta. Al centro delle accuse l’aumento di capitale di 10 milioni effettuato nel 2004 contando sull’incasso delle cifre legate al progetto brasiliano. Ieri sei ex dirigenti di Italplan sono stati assolti dal giudice Elena Pisto (a latere Isa Salerno e Michele Nisticò) perché il fatto non sussiste. Non fu bancarotta fraudolenta: secondo la procura il fallimento era stato causato “esponendo nel bilancio societario dell’anno 2005 ed in quelli successivi fatti non corrispondenti al vero” e “aumentando fittiziamente il capitale sociale di 10 milioni di euro”. Per questo aveva chiesto condanne da due anni a due anni e sei mesi.
Accuse non prese in considerazione dal collegio giudicante guidato da Elena Pisto che ha invece accolto le tesi delle difese dei sei imputati: ovvero che quell’aumento di capitale sociale, realizzato considerando il progetto stimato all’epoca proprio 10 milioni di euro, sarebbe servito per portare avanti l’intero progetto dell’alta velocità brasiliana.
Federico D’Ascoli