
Vittoria Ferragamo
Arezzo, 28 maggio 2020 - La tenuta del Borro, a San Giustino, non è soltanto un luogo bellissimo, è anche un incubatore di idee e progetti legati al territorio. Qui Vittoria Ferragamo, figlia di Ferruccio, cura personalmente il progetto dell’ Orto del Borro, un gioiello alle porte del Valdarno dove si producono vino, frutta, verdura in uno scenario da favola. Le produzioni dell’’Orto sono utlizzate in gran parte delle ricette dell’Osteria del Borro, de Il Borro Tuscan Bistro (al Borro) e de Il Borro Tuscan Bistro di Firenze.
«Dal punto di vista climatico - spiega Vittoria - abbiamo avuto condizioni ideali: giusta umidità, acqua, sole e mettiamoci anche che, durante la chiusura, la natura si è ripresa un po’ i suoi spazi. Tutto, insomma, lascia pensare a una buona annata e a un buon raccolto, incrociando le dita vista l’incertezza di questi tempi».
Prodotti biologici venduti durante la chiusura?
«Abbiamo aumentato le vendite. Le nostre cassette, con prodotti di stagione e uova, sono andate benissimo anche oltre la provincia, tipo a Siena e Firenze, perché l’attenzione alla salute cresce sempre di più e il mangiare sano è il primo passo. Inoltre, abbiamo un servizio di consegna a domicilio dei prodotti, che si può prenotare tramite il nostro sito, l’ideale in questo momento». Ferruccio Ferragamo con la sua famiglia ha investito tanto nel Borro senza volerlo snaturare, ma riportandolo alla sua identità...
«Mio padre ha sempre avuto predilezione per questo posto, mi ci portava fin da piccola, quando ancora non era di proprietà. Lui affittava la riserva di caccia e io lo accompagnavo sempre. Ci siamo impegnati a conoscerlo di più, scoprirne le origini e le peculiarità. Così abbiamo imparato a riconoscere i vari tipi di terra e a capire le colture migliori da impiantare, dai vini alla frutta agli ortaggi. Senza contare che la bellezza di questo luogo parla da sola, immersa nel verde, nelle colline toscane. Quindi sì, direi che per noi valorizzare l’identità di questo posto è importante». Quali sono i progetti per il futuro?
«Tantissimi, tutti nell’ottica delle produzioni biologiche. A partire dalla produzione di grani antichi e farro, grano saraceno, farine per fare in casa pane, pizze, biscotti e dolci, ma anche sughi per condire la pasta fatta in casa. Inoltre stiamo pensando, con il tempo, di produrre formaggi e ricotte e di avviare la filiera della frutta».
Piante legate al territorio?
«Certo, parliamo di piante adatte alla morfologia, come la mela della Pianacce, i ciliegi del Cassero, colture dimenticate di cui però si ritrovano ancora le tracce nei dintorni».