I collegi aretini tra i 50 decisivi per il voto

Entrambi incerti per l’Istituto Cattaneo. Contro Ceccarelli c’è l’ipotesi Macrì: ma pressing nella coalizione per candidati più vicini al centro

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Non montiamoci la testa ma pare che le elezioni si decidano qui. Qui, nell’aretino e nelle sue costole, sul Rubicone di collegi nei quali per ora niente è deciso. Collegi "contendibili" è il formidabile aggettivo che ormai tiene banco nei crocicchi della politica. Secondo l’Istituto Cattaneo, specializzato in studi elettorali, sono pochi: una cinquantina in tutto, su un parterre complessivo di 221. Quei collegi dove passa solo chi vince, anche di un solo voto. Lo avevamo anticipato nei giorni scorsi. E’ la condizione del collegio uninominale alla Camera (Arezzo più Figline e Reggello) ed è la condizione di quello del Senato (le tre province della Toscana del sud a braccetto). Ma ora scopri insieme alle altre 48 più o meno nelle stesse condizioni disegnano la trincea intorno alla quale concentrare la potenza di fuoco.

Conseguenze? Potremmo vedere più leader del solito alternarsi nei pochi comizi o nel classico parterre di cene elettorali e simili. E potrebbe avere una ricaduta sui nomi dei candidati.

Il Pd aretino la sua scelta l’ha fatta: puntare su Vincenzo Ceccarelli, "mister preferenze" tra i più rodati a livello regionale. Anche se il tutto deve passare al filtro dei livelli superiori e ancora non è del tutto escluso che l’uomo di Strada possa correre invece al Senato. Anche se da questo punto di vista restano intatte le chance dell’uscente Riccardo Nencini, uno degli esponenti di anima socialista vicini ad una riconferma. Se però ci fosse il rovesciamento sarebbe Francesco Ruscelli a correre alla Camera e Roberta Casini la prima dei rappresentanti aretini al proporzionale? Vedremo.

Così come sale la febbre intorno al candidato del centrodestra. L’ipotesi Francesco Macrì tiene ma dovrà superare una griglia non irrilevante. Il fatto che quel collegio sia incerto fa salire nella coalizione la spinta a scegliere un candidato che possa dare del tu anche al centro, secondo una riflessione che travalica la figura ed è anche a livello nazionale.

Riflessione alla quale non è estranea la stessa Fratelli d’Italia. Muovendosi addirittura su ipotesi che possano incrociare meglio la società civile. Non è un mistero che tra i nomi via via sussurrati ci sia quello di Letizia Giorgianni, la "pasionaria" della vicenda Banca Etruria e vicina a Fratelli d’Italia, in quota ai quali si era già candidata al consiglio regionale. Se ne parla come alternativa, anche se del tutto esterna alle rose aretine. Il dubbio: è molto nota in città ma quale sarebbe la sua penetrazione su un collegio che abbraccia l’intera provincia?

Una partita ridotta all’osso è al proporzionale. E’ vero che da quel filtro passano i due terzi del futuro Parlamento, 400 deputati e 200 senatori. Ma i margini sono risicatissimi. Il collegio plurinominale della Camera si allarga da Arezzo a Grosseto a Siena a Livorno. Il listino è bloccato: poniamo in chiave centrosinistra, è dura che i primi posti possano toccare ad una realtà che esce da diverse sconfitte. Siena e Livorno hanno un altro appeal. Se gli elettori fossero due barra tre l’ipotesi di un’elezione c’è ma appesa ad un filo. Nel centrodestra sul filo dello stesso ragionamento forse qualche chance in più. Insomma tutto contendibile: basta la parola.

Alberto Pierini