
Gioconda, l’ultimo mistero Si apre il derby dei ponti
di Maria Rosa Di Termine
Se fossimo nel film "Non ci resta che piangere" potremmo chiedere direttamente a lui, a Leonardo Da Vinci, quali arcate avesse raffigurato alle spalle della Gioconda. Un mistero, come il sorriso enigmatico di Monna Lisa, che da decenni appassiona gli studiosi locali e non, convinti una volta sì e l’altra pure, di aver individuato finalmente il ponte dipinto dal Genio. Prima quello medievale di Bobbio, in provincia di Piacenza, poi quello romanico di Buriano, alle porte di Arezzo, sposando qui la tesi del compianto professor Carlo Starnazzi che negli ultimi anni del secolo scorso portò nel mondo con pubblicazioni e conferenze la convinzione ferrea dell’esatta localizzazione.
Adesso, però, il colpo di scena che rischia di innescare nella Toscana, terra di campanili e contese, una sorta di derby dei ponti, e per giunta a distanza di pochi chilometri sulle rive dell’Arno. Arriva dalla ricerca di alto profilo coordinata dallo storico reggiano Silvano Vinceti, che ha al suo attivo scoperte di rilievo sul capolavoro leonardesco esposto al Louvre, e condotta in collaborazione con l’associazione culturale La Rocca.
La mano del Maestro vinciano avrebbe immortalato il ponte etrusco- romano Romito, a due passi da Laterina. Ora un rudere, ma tra il 1501 e il 1503, periodo in cui Leonardo si trovava nella valle prima al servizio di Cesare Borgia, il Valentino, e poi di Pier Soderini, gonfaloniere della Repubblica fiorentina, collegamento essenziale tra le due sponde per accorciare il tragitto da Arezzo a Fiesole e Firenze.
A sostegno dell’intuizione, documenti storici e sovrapposizioni fotografiche del paesaggio attuale alle immagini riprodotte sulla tavola a olio più famosa del pianeta. Oggi una sola arcata riaffiora dalle acque, ma, come ha spiegato Vinceti, in origine ne aveva quattro e poggiava su due balze. E proprio questa sarebbe una delle peculiarità per prevalere sui "competitor" che contavano rispettivamente più di sei archi Bobbio, mentre Buriano ne aveva sei, poggiando su un terreno pianeggiante.
Grazie al filmato realizzato con un drone, è stato possibile trovare analogie con la conformazione del corso del fiume e la sua larghezza e della campagna circostante, compresi i pinnacoli un tempo ripe del lago preistorico valdarnese immortalati nella parte inferiore sinistra della Gioconda oltre che nei disegni del celebre Codice Leicester. Oltre alla tecnologia e alla comparazione visiva, infatti, lo studio si basa su fonti documentarie storiche che attestano come Da Vinci fosse ospite ai primi del XVI secolo di uno zio sacerdote a Fiesole.
Insomma, il rebus "con un alto livello di probabilità" è risolto secondo lo studioso che ha ricevuto l’endorsement degli amministratori del Comune unico di Laterina Pergine. "È una grande scoperta che riguarda il nostro territorio e lo rende protagonista", ha commentato la sindaca Simona Neri, sottolineando come siano molteplici i dettagli "che oggettivamente confermano questa ipotesi". L’auspicio è che la notizia incuriosisca e diventi un volano per attrarre turisti italiani e stranieri valorizzando un settore considerato strategico per le caratteristiche uniche tra natura, arte e storia.