REDAZIONE AREZZO

Gino Severini Ora le sue opere vivono al Maec

Oggi alle 17 inaugurazione della mostra all’artista cortonese tra i maestri del futurismo

di Laura Lucente

Cortona

Oggi al Maec si aprono le porte della "casa" di Gino Severini. Nel cuore del museo cortonese alle ore 17 saranno inaugurate le rinnovate sale dedicate al grande pittore cortonese tra i più interessanti maestri del futurismo. Un lavoro che arricchisce ulteriormente l’offerta culturale della città che così potrà proporre ai visitatori un’esperienza a stretto contatto con le opere e con la vita dell’artista. Tre sale monotematiche il cui allestimento è stato progettato con cura e dedizione dall’architetto Andrea Mandara e Claudia Pescatori con la collaborazione della figlia dell’artista Romana Severini donatrice di gran parte delle opere alla città. Famiglia, museo immaginario e opere religiose: questi i tre focus su cui ruotano le sale Severini. "Vita e lavoro sono in lui intensamente fusi – racconta la figlia Romana - solo due volte ha avuto lo studio e la casa separati. L’ultimo studio di Parigi aveva un soppalco. In una celebre foto i miei genitori appoggiati al grande tavolo da lavoro guardano in su, verso di me, che dormivo sul soppalco. Mio padre amava raccontarsi e Picasso gli diceva: Non spiegare così tanto!". Sottolinea Daniela Fonti co-curatrice: "di tutti i firmatari del manifesto della pittura futurista solo Severini ha un museo dedicato. Il percorso di opere pittoriche, incisioni, disegni e litografie, sempre integrato dai video, che vi abbiamo allestito riesce a raccontare le linee fondamentali della sua storia d’artista non trascurando alcuno dei grandi temi che caratterizzano la sua pittura. Ovviamente i suoi capolavori futuristi si ammirano nei grandi musei: è l’artista italiano più rappresentato al mondo". La prima sala è dedicata ai rapporti che l’artista ha avuto con la sua città natale e con la famiglia d’origine. Nella seconda sala sono esposte una serie di xilografie, litografie e disegni che riassumono i suoi temi preferiti insieme ai costumi di Arlecchino e Pulcinella di cui l’artista si serviva per i suoi quadri. La terza sala è la ricostruzione dell’atelier dell’artista. Qui trova spazio anche la mostra fotografica a cura del fotoclub etruria che ripercorre la celebre Via Crucis cortonese lungo via Santa Margherita, conclusa con il mosaico di San Marco.