Gargonza, boschi tagliati senza controllo

Denunciato un imprenditore. Intere aree rase al suolo, aperte strade nella foresta. Gli esperti: "Colpito l’equilbrio dell’ecosistema"

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di Gaia Papi

Taglio senza criterio di alberi e uso di aree per la produzione industriale di cippato di legno. E’ l’accusa a carico del titolare di un’azienda attiva nel settore del taglio boschivo che non avrebbe avuto scrupolo nemmeno davanti alla bellezza dei boschi di Gargonza. Ettari di foreste di castagno e roverella in cui il tempo si è fermato che circondano il borgo da favola alle porte di Monte San Savino. Borgo diventato negli anni una sorta di "buen retiro" per Benigni che proprio qui, insieme all’amico scrittore e sceneggiatore Vincenzo Cerami, ha dato vita ad alcuni suoi capolavori, da Johnny Stecchino a Pinocchio, fino all’intramontabile La vita è bella.

Nel 1997 proprio nel frantoio del castello medievale, Romano Prodi riunì lo stato maggiore dell’Ulivo. Ospiti del ritiro politico-spirituale nella cittadella fortificata, buona parte del governo dell’allora presidente del Consiglio Prodi, diversi parlamentari e studiosi, come Umberto Eco, con il compito di elaborare le "Dieci idee per l’Ulivo" e "trovare le ragioni di fondo della coalizione". In questi giorni, invece, i boschi di Gargonza sono stati teatro di una estesa e complessa indagine con al centro il recente e e il passato sfruttamento dei boschi.

E’ così finita nel mirino delle forze dell’ordine una nota azienda, denunciata alla procura per reati che vanno dalla messa in esercizio di uno stabilimento senza autorizzazione, emissioni nocive diffuse in atmosfera, cambio di destinazione d’uso del suolo e smaltimento illecito di rifiuti liquidi prodotti dagli stoccaggi di cippato lasciati esposti alle intemperie. A far partire i controlli sono state diverse segnalazioni, a cui sono seguite verifiche coordinare dal comando del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, insieme alla Sovrintendenza di Arezzo, all’Unione dei Comuni Montani del Pratomagno e all’ufficio tecnico del Comune di Monte San Savino. Una vera e propria task force che ha passato al setaccio migliaia di ettari di foreste, soprattutto nella zona di Giglioni.

Controlli dai quali sono emerse attività che, secondo l’accusa, oltre a non essere esercitabili in contesti boschivi come quello di Gargonza, in quanto permesse solo all’interno di stabilimenti autorizzati, hanno impattato negativamente sull’equilibrio dell’ecosistema forestale, mutando, talvolta, anche la visuale paesaggistica di aree di pregio. In particolare, invece di eseguire operazioni di solo taglio con contestuale sporzionamento e rimozione del legname, così come previsto dalla normativa, venivano aperte intere radure e realizzate nuove strade funzionali a stabilimenti mobili approntati, in assenza di autorizzazione edilizia, paesaggistica e ambientale per la sola produzione, stoccaggio e movimentazione del cippato di legno.