"Legittima difesa": Fredy, il Pm chiede l'archiviazione. Lui: "Non tenete armi in casa"

Non serve la nuova legge, basta la vecchia misura: non aggressione reale, spari in una situazione ritenuta di pericolo. Salvini al gommista: "Sempre dalla tua parte"

Fredy dopo l'incontro con il Pm

Fredy dopo l'incontro con il Pm

Arezzo, 16 maggio 2019 - Il pm Andrea Claudiani ha firmato la richiesta che potrebbe mettere definitivamente la parola fine alla vicenda giudiziaria di Fredy Pacini, il gommista di Monte San Savino che il 28 novembre scorso sparò nella sua officina contro il moldavo Mircea Vitalie, colpito all’arteria femorale da uno dei cinque proiettili esplosi dalla Glock dell’imprenditore.

«Legittima difesa putativa» è la formula con cui il pm chiede di mandare agli archivi la vicenda senza ricorrere alla nuova legge che regola la materia ma rifacendosi al vecchio articolo del codice penale. Claudiani ha ritenuto che non ci fosse un’aggressione reale al gommista ma che comunque Pacini abbia agito in una situazione ritenuta di pericolo a tal punto da legittimare la difesa per tutelare la sua persona, anche sparando. La richiesta del pm è stata trasmessa al Gip che dovrà decidere se accogliere o meno la tesi del pubblico ministero.

La notizia è stata ovviamente accolta con soddisfazione, quando è arrivata Fredy era in compagnia della moglie, delle due figlie e del suo avvocato Alessandra Cheli, che ha seguito il caso fin dal primo minuto. «Non consiglierei mai a nessuno di tenere un’arma in casa, dopo non si vive più» ha detto il gommista. E ha aggiunto: «Mai più dormirò nel capannone».

E’ evidente come il trauma, al di là del favorevole percorso giudiziario, resti indelebile nella mente dell’imprenditore savinese che il 9 maggio scorso era stato interrogato dal pm Claudiani all’esito della perizia balistica. Determinante il responso del super esperto Paride Minervini, chiamato a stabilire perché la vittima fosse stata raggiunta all’arteria femorale con traiettoria dal basso verso l’alto nonostante Pacini avesse dichiarato di aver esploso i colpi dal soppalco in direzione pianterreno.

Era il dubbio sollevato dall’autopsia e che aveva indotto la difesa di Fredy a farlo avvalere, nella prima fase, della facoltà di non rispondere. La perizia ha però confermato le parole del gommista, il ladro era inciampato nei vetri appena frantumati a picconate e scivolando aveva le gambe levate in alto. E’ il particolare che di fatto ha messo la parola fine alla vicenda e che ha portato il magistrato inquirente a formulare la richiesta di archiviazione.

Secondo Claudiani, dunque, non esisteva in realtà un quadro di potenziale aggressione a Pacini, ma l’imprenditore ha ritenuto di essere in una situazione di grave pericolo e per questo ha usato della pistola; vuoi perché alle spalle di Vitalie aveva scorto un secondo ladro, vuoi perché aveva intravisto un bagliore partire dalla sagoma del moldavo, scambiato per la presenza di un’arma.

E ciò nonostante il ladro, come lo stesso Pacini in totale buona fede - anche se a suo detrimento - riferisce al pm, avesse la torcia spenta. Claudiani, nella motivazione della richiesta di archiviazione, ritiene non plausibile che prima degli spari Fredy abbia intimato di andarsene come il gommista aveva detto nell’interrogatorio; e scrive che i colpi sono stati verosimilmente indirizzati al bersaglio e non al pavimento.

Ma il quadro generale lo porta comunque alla convinzione di non dover procedere «perché il fatto non costituisce reato o comunque non è sostenibile in giudizio l’accusa in ordine alla sussistenza dell’elemento soggettivo della colpa».