Fiera stile Città di Natale La carica dei trentamila

Numeri vertiginosi a ottobre: a passo d’uomo nei vicoli, code dappertutto. Affari più a rilento ma la stagione riparte forte: ora l’emergenza antiquari

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di Alberto Pierini

E se un giorno il mondo della Fiera bussasse alle baite dei tirolesi per invitarli a farsi più in là nel primo weekend di dicembre? Fantascienza, è chiaro, o se preferite un metaverso: perché la Città di Natale è un fenomeno nazionale, che richiama a valanga sempre più visitatori. Ma la Fiera caso nazionale lo è dal giugno del 1968 grazie a Ivan Bruschi e comincia a rigonfiare il petto. L’edizione di ottobre è la classica foto ricordo da appendere al tinello. Un’edizione da trentamila presenze. Al sabato a sorpresa dei mille arrivi è seguita una domenica col botto.

Numeri a parte, il colpo d’occhio è di quelli che marcano la retina. Serpentone di gente dalle bandiere di Guido Monaco a via Ricasoli. Spostamenti a passo d’uomo in via Seteria, sotto le Logge, perfino davanti agli stand del Corso alto. Antiquari costretti a mangiare a singhiozzo tra le domande dei visitatori. Certo le domande non fan farina e neanche incassi. E l’assalto ai banchi mostra la corda della crisi economica: il petto è gonfio ma il portafogli no.

Eppure sul Corso vedi oscillare tavoli, attrezzi da camino, paralumi. Un fiume in piena, perfino nella prima edizione della storia dove la Fiera ha cambiato l’acqua in vino, la pioggia in un solicello perfetto. Un weekend ritagliato tra le emergenze meteo, come un 6 al Super Enalotto. Numeri che trovano una loro conferma anche nell’accoglienza.

Sabato sera il tasso di occupazione degli alberghi era all’88%: non tutti per la Fiera ma parecchi sì, o meglio capaci di pescare il weekend nel quale unire più attrazioni. I ristoranti hanno ripreso i ritmi da Città di Natale. Una parete di gente ai tavoli e una di gente in attesa. In testa in via Mazzini, dove alle 15.30 famiglie continuavano a mettersi a sedere per chiedere il menu. Ma anche in via Seteria e in tanti altri angoli del percorso.

Giornate felici anche per i bar, l’occasione di scacciare per una volta l’incubo delle bollette.

Non solo: il sistema dei parcheggi. Code all’Eden per entrare, e a tratti all’ex Cadorna, anche se a volte entri dopo 20 minuti di attesa per scoprire che non tanti ma una decina di posti c’erano. Un’iniezione di fiducia per tutti, a cominciare dagli antiquari: compresi quelli impegnati nella "fuitina" a Parma e che forse avranno scoperto sul filo del telefono cosa si siano persi.

Ma la risalita dell’onda ora impone di prendere velocità, proprio come su un surf. I numeri non reggono: un’attenzione così spasmodica alla Fiera impone di recuperare una rete di antiquari più ampia. Un po’ per coprire l’intero percorso, un po’ per provare ad allargarlo, perché la carica dei trentamila lo consente: e non è una stagione nella quale possiamo permetterci di buttare qualcosa.

Bene la caccia a chi se ne è andato ma è necessario riproporre selezioni più tradizionali: i trentamila hanno visto una Fiera dove il vintage se la batteva con l’antiquariato puro, perché tra gli spuntisti è prevalente. E nel giorno della verità non puoi viaggiare in maschera: specie quando il viso resiste così bene allo schiaffo degli anni.