Fanfani: "Eravamo avversari ma c’era stima Vi svelo quell’incontro in Sant’Agostino"

L’ex sindaco di centrosinistra ricorda il predecessore di centrodestra: "Si complimentò per la piazza e io ricambiai per le scale mobili"

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Arezzo, 10 agosto 2022 - "All’inizio del mio mandato ci siamo parlati perchè volevo conoscere le cose fatte e il quadro generale. Tra di noi c’era un rapporto che andava al di là della politica che ci ha visto, spesso, su sponde opposte: io ero stato parlamentare del centrosinistra, lui sindaco di centrodestra".

Giuseppe Fanfani e Luigi Lucherini: due sindaci lontani per visione della città e percorsi umani, eppure molto vicini nel riconoscere, reciprocamente, lo standing professionale acquisito con studio, rigore, passione per il lavoro.

C’è stato un tempo in città, ricco di fermento e tensione culturale, in cui Luigi Lucherini era il più noto e apprezzato ingegnere; Giuseppe Fanfani lo era nel campo forense. Punti di contatto, seppure a distanza, che hanno cementato la stima tra i due e oggi si svelano negli episodi che Fanfani richiama alla memoria, per l’ultimo saluto a Gigi.

Fanfani, c’è un inedito tra lei e Lucherini.

"Lo ricordo benissimo. Avevamo appena inaugurato la nuova piazza Sant’Agostino e lui la stava osservando e valutando insieme ad un’altra persona. Arrivai e lo salutai: “Ciao, Gigi“. Lui rispose: “Non credevo che venisse una cosa così bella. Devo farti i complimenti“. La mia replica fu: “Come quella che hai fatto tu con le scale mobili e per la quale io mi complimento“. Non era fair play istituzionale tra galantuomini, perchè alla base c’era una considerazione reciproca sul piano professionale e umano".

Qual era il tratto distintivo di Lucherini?

"Apparteneva a un’altra generazione, quando io sono nato Lucherini aveva 18 anni. Ha vissuto la fase precedente e successiva alla guerra, mentre io ho attraversato gli anni della crescita economica della città. Tuttavia, di lui come persona ho apprezzato l’eleganza del tratto, non usuale a molti professionisti; la sua capacità di relazionarsi con le persone. Dopodichè, abbiamo avuto visioni diverse sull’amministrazione della città come del resto era inevitabile: lui con la sua maggioranza aveva operato determinate scelte e negli ultimi anni aveva lasciato il mandato in un momento difficile, con una vicenda giudiziaria che sicuramente ha appesantito quella fase della sua esperienza amministrativa".

Ricorda l’ultima volta che vi siete incontrati?

"Certamente, risale a due-tre anni fa. Lucherini era insieme al sindaco Alessandro Ghinelli e si trovavano all’esterno del sottochiesa della Pieve; stavano parlando. Lucherini si occupava di un progetto che avrebbe dovuto ricongiungere la parte sottostante la terrazza del Palazzo di Fraternita ai locali di proprietà della stessa Fraternita che affacciano sulla via dove si trova l’Archivio di Stato. Mi parlò di questo incarico con l’entusiasmo di un ragazzo al suo primo progetto. Mi spiegò i dettagli e mi portò perfino a vedere un saggio che era stato fatto per lo studio preliminare: era un foro in una parete e a un certo punto lui mi disse: “Vedi Beppe? Quella è la sacrestia di don Alvaro“. Mi colpì il suo entusiasmo giovanile e la passione per il lavoro".

Cosa consegna alla città il sindaco Luigi Lucherini?

"Ho sempre ritenuto che nessuno è essenziale ma tutti siamo utili e che ciascuno porta nella città quel pezzettino che è capace di dare. Ritengo che ognuno debba fare quello che serve alla città senza presunzione, considerandosi prosecuzione di ciò che c’è stato prima e cercando di anticipare quello che verrà dopo. Quindi,come ho fatto io e credo anche lui abbia fatto, occorre operare seguendo ciò che si è ritenuto più giusto per la città. Va da sè, come è normale sia, che molte scelte ci hanno visto su piani totalmente diversi".