Etruria, Boschi & c. presto dal Gip: le indagini quasi chiuse

Il giudice Ponticelli deve decidere se l’ultimo Cda va processato per la liquidazione Bronchi. Prima però aveva chiesto supplemento d’inchiesta ai Pm

Manifestazione di protesta. Risparmiatori di banca Etruria Arezzo

Manifestazione di protesta. Risparmiatori di banca Etruria Arezzo

Arezzo, 22 febbraio 2020 - Da mesi vivono col fiato sospeso. Nell’attesa di sapere se devono andare o no a processo per bancarotta semplice, nell’ennesimo filone dell’infinito caso Etruria. Loro sono dodici dei quattordici membri dell’ultimo Cda, quelli che votarono, il 30 giugno 2014,la liquidazione del Dg in uscita Luca Bronchi: 1,2 milioni lordi, 700 mila euro netti. Inutile dire che il più famoso è Pierluigi Boschi, padre dell’ex ministro Maria Elena, ora braccio destro di Renzi in Italia Viva.

Bene, ora siamo quasi alla puntata finale, perchè il 4 gennaio il Gip Piergiorgio Ponticelli aveva chiesto alla procura, che sollecitava l’archiviazione, un supplemento d’inchiesta di due mesi, che è ormai prossimo alla scadenza. Fonti giudiziarie dicono che ci siamo, che la delega d’indagine affidata alla Finanza è quasi pronta e che per i primi di marzo dovrebbe essere tutto a posto.

Poi toccherà al giudice Ponticelli di convocare una nuova udienza, al termine della quale dovrà decidere una volta per tutte: o questo filone va a impolverarsi negli archivi di Palazzo di giustizia oppure scatterà un nuovo processo, che per Boschi & C. sarebbe il secondo dopo un percorso netto che aveva portato l’ex babbo più famoso d’Italia e i suoi colleghi del Cda a schivare tutti i paletti di uno slalom insidioso sul crac Bpel.

La storia è nota ed è stata rievocata anche nel corso del maxiprocesso. Quando in Etruria subentrano (maggio 2014) gli ultimi amministratori eletti, finiscono ben presto ai ferri corti con Bronchi. Alla fine di maggio il Dg viene tagliato fuori, da giugno si mette in ferie, mentre il Cda dà mandato per sostituirlo. Alla fine del mese appunto il voto sulla buonuscita che inizialmente la procura contesta come bancarotta fraudolenta, tanto che ottiene il sequestro della spettanze del Dg.

Un altro Gip, Anna Maria Lo Prete, corregge però parzialmente il tiro: la bancarotta fraudolenta c’è ma va ascritta soltanto ai due che trattarono direttamente, ossia il destinatario Bronchi, che è stato già condannato in abbreviato e l’ultimo presidente Lorenzo Rosi, tuttora a giudizio nel maxi-processo. Gli altri, sostiene il giudice, videro le carte sul tavolo all’ultimo momento e non ebbero il tempo di valutarle.

Impostazione poi accolta anche dai Pm, che infatti chiedono l’archiviazione per i consiglieri, compreso Boschi. Il Gip Ponticelli però esita e a gennaio chiede un approfondimento delle responsabilità dei singoli, a seconda del loro grado di competenza.

E’ il termine che adesso sta per scadere. Processo o no? Di sicuro Boschi & C. andranno a giudizio per le consulenze d’oro. A gennaio 2021, accusa sempre bancarotta semplice.