E45, già riaperto totalmente al traffico il viadotto Puleto

La superperizia consegnata alla Procura aveva escluso i pericoli che finora avevano tenuto il ponte a mezzo servizio. La lunga odissea dopo la chiusura

Un cantiere sulla E45

Un cantiere sulla E45

Arezzo, 3 ottobre 2019 -  E' stato già riaperto totalmente al transito il viadotto Puleto con la conseguente caduta dei limiti finora vigenti, ovvero il divieto di passaggio ai veicoli di peso superiore alle trenta tonnellate.  Dalle 16, dopo che il procuratore Roberto Rossi ha firmato il relativo decreto, è scatta il ritorno di tutti i mezzi pesanti, anche quelli sopra le 30 tonnellate. Le restrizioni restano le solite: due sole corsie di marcia e limite di velocità a 40 km l'ora. E’ la conseguenza immediata della relazione che il consulente del Gip Claudio Modena ha consegnato martedì scorso certificando in modo netto che non esiste per il ponte un pericolo di cedimento. 

 La comunicazione ufficiale arriva da Anas: "È  regolarmente consentito il transito senza limitazioni di massa fino a 44 tonnellate sull’intera direttrice E45 Orte-Cesena.  La rimozione del precedente limite di 30 tonnellate è stata autorizzata nella giornata di ieri dalla Procura di Arezzo, in seguito alla perizia - richiesta dal Tribunale nell’ambito dell’indagine in corso - che esclude rischi di staticità dell’opera, in linea con la relazione tecnica prodotta da Anas lo scorso 21 gennaio. 

Per esigenze di cantiere, al fine di consentire l’esecuzione dei lavori di manutenzione programmata, resterà provvisoriamente attivo il restringimento di carreggiata con limite di velocità a 40 km/h in corrispondenza del viadotto. I lavori - programmati e appaltati da Anas nell’ambito del piano di riqualificazione della E45 - riguardano in particolare il risanamento del calcestruzzo, il miglioramento sismico dell’opera, il rifacimento delle solette e l’ammodernamento delle barriere laterali di sicurezza, per un investimento complessivo di 2,5 milioni di euro. L’intervento era stato appaltato da Anas nel 2018 e consegnato all’impresa esecutrice nel mese di dicembre".

«Avendo rilevato l’assenza di crolli - aveva scritto Modena - nonché di condizioni tali da generare una simile condizione, si rileva l’insussistenza...della minaccia di crollo, anche in virtù della presenza di uno specifico intervento volto non solo a ripristinare un buon stato generale dell’opera, ma addirittura un rinforzo della stessa».

Modena va anche oltre e lega i limiti imposti in luglio al traffico pesante, non tanto legati «allo stato di conservazione dell’opera» quanto alle condizioni del cantiere che per l’esecuzione degli interventi prescritti avrebbero potuto «creare effetti localizzati non controllabili - dagli urti alla riduzione temporanea di capacità portante dovuta alle lavorazioni in corso».

Rispetto al ponte Modena individua l’elemento più critico nella soletta di transizione, ovvero lo strato di cemento orizzontale di collegamento fra un pilastro e l’altro. Ma anche in questo caso nota «riduzioni modeste di capacità portante legate a fenomeni di degrado in atto».

Alla luce di ciò che Modena scrive, è ipotizzabile a breve un’ordinanza della procura seguita dall’immediata comunicazione al gestore dell’arteria, quindi Anas, in modo da ripristinare totalmente la viabilità senza più bisogno di alcuna prescrizione. Rimane ancora da capire, e la questione è centrale, se il consulente consideri nella sua relazione lo stato di sicurezza del ponte successivo agli interventi eseguiti o se pure preesistesse anche prima della lunga chiusura.

In quest’ultimo caso verrebbero a cadere le fondamenta stesse dell’inchiesta giudiziaria in atto che ha portato a indagare dirigenti di Anas toscana, ovvero il responsabile della manutenzione Antonio Scalamandrè, il capocentro Rocco Oliverio, il capo nucleo Massimo Pinelli e il capocantiere Luigi Sestini.

Il viadotto finì sotto sequestro in gennaio in seguito alla relazione dei consulenti della procura Antonio Turco e Fabio Canè. Di febbraio è la riapertura parziale ai veicoli leggeri mentre a luglio la possibilità di transito è stata allargata ai mezzi di peso non superiore alle 30 tonnellate. In sostanza la superstrada è rimasta chiusa al traffico pesante molti mesi, con notevoli ripercussioni sull’economia della Valtiberina e più in generale di una vasta area dell’Italia centrale.