
È emergenza lupi tra gli allevatori: "In due mesi perse dieci pecore"
L’emergenza lupi è sempre ben presente in Valdarno e, a rimetterci, principalmente, sono gli allevatori di carne ovina.
Proprio come Egidio Marcia, che dal 1976 anni gestisce l’omonima azienda che si trova tra la Val d’Ascione e Campogialli, nel comune di Terranuova, oggetto spesso e volentieri di queste inaspettate visite che hanno ridotto in maniera considerevole il numero delle pecore che gli permettono di portare avanti il proprio lavoro e di immettere sul mercato prodotti a chilometri zero.
Da 300 capi è passato, nel corso degli ultimi anni, a 130 e solo dall’inizio dell’anno ne ha persi 10 nonostante tutti i controlli e le attenzioni di rito che pone per cercare di poter debellare questo fenomeno che sta mettendo la sua azienda in ginocchio, come quella di tanti altri colleghi nella sua stessa identica: "Alla fine toccherà smettere per forza - afferma l’allevatore - non si potrà andare avanti così più di tanto perché tutte le forze che mettiamo giornalmente nell’azienda, sia da parte mia che di mia moglie, vengono vanificate dalle visite di questi lupi che ci stanno diminuendo anno dopo anno le nostre pecore. Non ha in pratica più senso allevarle".
Tutte le pratiche messe in atto per combattere il problema sono state purtroppo nulle: "Le abbiamo studiate di tutte ma i lupi sono furbi e non hanno assolutamente paura dell’uomo, studiano i suoi movimenti e attaccano quando meno te l’aspetti.
Non posso tenerle soltanto dentro un recinto, devono pascolare come tutti gli animali ma ecco che a quel punto sorgono i problemi".
Gli attacchi sono perlopiù frequenti nel periodo invernale perché dall’avvento dell’estate in poi spuntano i cinghiali che mettono in serio pericolo l’incolumità del lupo.
Ma bastano i mesi più freddi per creare importanti danni economici: "Oltre a perderle, la presenza dei lupi impauriscono le pecore che abortiscono e non producono più il latte col quale creiamo il nostro formaggio.
E anche questo è un altro danno di grandi proporzioni, i sacrifici sono tanti perché tenere in vita un’azienda come questa non è uno scherzo".
Senza contare, poi, la mancanza di un ricambio generazionale: "I giovani non sono attratti da fare questo mestiere, è molto duro e non ci sono giorni di festività perché i capi vanno quotidianamente accuditi.
Fin quando io e mia moglie avremo le forze porteremo avanti la nostra azienda con tutta l’energia che avremo, dopo saremo costretti a chiudere per mancanza anche di un ricambio generazionale".
I guadagni non sono più quelli di un tempo.
C’è però un aspetto non secondario che permette, al momento, di scongiurare la chiusura dell’attività: "L’azienda ormai è la mia, avessi dovuto pagarci un mutuo sopra avrei chiuso da tempo perché di pari passo alla perdita degli animali non ci sono più i guadagni di un tempo. Abbiamo chiesto aiuti un po’ a tutti ma finora nessuno ci ha ascoltato".